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Maria Forte

«La mia storia di adottata adesso è quella dei miei figli»

di Anna Spena

Il 15 giugno a Firenze un convegno per adottivi adulti e per tutte le persone a loro più vicine. Perché l'essere stato adottato nella vita influisce tantissimo. Nel creare relazioni di amicizia, relazioni di coppia. «I legami nell’età adulta diventano ancora più significativi», dice Maria Forte, portavoce del gruppo che ha organizzato il convegno. «Quando si è piccoli si è protetti dalla famiglia adottiva. Quando si diventa grandi la nostra storia passa nelle nostre mani»

25 anni. È questo il tempo che è passato prima che Maria si riprendesse una parte di vita che fino a quel momento aveva abbandonato, dimenticato. «Quando ho messo piede la prima volta in India», racconta, «sono stata travolta. Dagli odori. Dai profumi. Dalle donne che mi somigliavano. E ho capito: sì, sono anche questo».

Maria Forte, 41 anni, è la portavoce del gruppo Legàmi Adottivi. È stata adottata da una famiglia di Udine quando aveva sei anni: «ho pensato per troppo tempo che prima di quel giorno non ci fosse niente. E invece c’era tantissimo. Ho fatto due viaggi di ritorno in India, ma non per cercare i miei genitori biologici, ma per capire l’altra parte di me. Poi la svolta è arrivata quando sono diventata madre per la prima volta: quelle dell’adozione non era più solo la mia storia, ma anche quella dei miei figli, un po’ indiani come me».

Con il suo gruppo Maria Forte ha organizzato un evento per adottivi adulti il prossimo 15 giugno (Salone Brunelleschi, istituto degli innocenti, Firenze), con il patrocinio del Ciai,

centro italiano aiuti all’infanzia, Italia Adozioni, Care, coordinamento delle associazioni adottive e affidatarie, e l’Istituto degli innocenti.

L’idea dell’evento è nata per fare insieme una riflessione sui legami che sono il risultato di quello che siamo oggi, e di quello che sicuramente siamo stati prima. Consapevoli che “prima” non è uguale per tutti. «I legami nell’età adulta diventano ancora più significativi», dice Maria Forte. «Quando si è piccoli si è protetti dalla famiglia adottiva, sono i tuoi genitori che hanno in mano l’adozione e decidono come e con chi condividere la tua storia. Quando si diventa grandi la nostra storia passa nelle nostre mani».

Com’è nato il gruppo Legàmi Adottivi?
Il gruppo è nato dalla voglia di persone adottate diventate adulte con il desiderio di focalizzarci sui legami presenti per usciare dal ruolo di figli adottivi.

Qual è il vostro obiettivo?
Quello di creare attività di promozione e sensibilizzazione per gli adottati adulti.

Da dove nasce questo desiderio?
Dal desiderio di condividere. Di condividere una storia e le consapevolezze che poi su quella storia sono nate. Io sono stata adottata quando avevo sei anni. I miei genitori avevano già un figlio biologico e poi una bambina di origine coreane. La loro era una famiglia completa. Io, invece, ero stata abbinata ad una famiglia di Venezia che alla fine si è tirata indietro. Il Ciai ha contattato i miei genitori dicendo se volevano un’altra figlia. Non ci hanno pensato due volte e la famiglia si è allargata. Ecco io i primi sei anni di vita non me li ricordo. È come se li avessi rimossi. I miei ricordi iniziano quando sono arrivati in Italia. Poi ho deciso di fare due viaggi di ritorno. Non per cercare i miei genitori o parenti biologici. Ma per riconoscere qualcosa che fosse familiare. E così è stato. Appena arrivata in India mi hanno travolto i profumi, i colori, gli odori. Fino a quel momento mi sentivo italiana al 100% adesso mi sento sempre italiana ovviamente ma ho capito che l’adozione è una parte importante di me. E l’ho capito in un momento preciso.

Quale?
Quando sono diventata mamma la prima volta 12 anni fa. Lì ho capito che dovevo prendere seriamente in mano la mia adozione. I miei figli mi hanno obbligata a ripensare alla mia storia, al mio vissuto. Che non è più solo la mia storia ma è diventata anche la loro. Per loro è importante sapere del mio passato, scoprirlo. Anche loro si portano addosso, anche fisicamente, basti pensare a colore della pelle, l’adozione.

L’evento legàmi adottivi – tra appartenenza e identità a chi è rivolto?
Agli adulti adottati, ma anche ai loro compagni, amici. Non volevamo organizzare una “sessione per esperti ai lavori”. Ma creare un momento di condivisione anche con le persone più significative che inevitabilmente hanno contribuito a rielaborare la nostra storia adottiva.

Come si articolerà la giornata?
Dopo un momento di introduzione, partiranno i workshop, sia per gli adottati che peri partner dei partecipanti. E poi momenti di confronto, condivisione e dibattito.

Perché è cosi importante?
L’essere stato adottato nella vita influisce tantissimo. Nel creare relazioni di amicizia, relazioni di coppia. Condividere racconti, storie ed esperienze diventa quasi necessario: significa reimparare ad avere fiducia nell’altra persona dopo che la vita ti “ha fatto lo sgambetto”. Oggi abbiamo genitori, compagni, figli, amici che ci amano. Abbiamo scoperto che il nostro essere state adottati colora le relazioni che viviamo con sfumature sorprendenti. Vogliamo focalizzarci sui legami presenti, che viviamo da persone adulte, quindi uscire dal ruolo di figlie adottive per guardare con occhi curiosi e attenti le relazioni con i nostri compagni di vita, con i nostri figli e con i nostri amici.

Dirci quanto l’adozione influisca e condizioni le relazioni dell’oggi e quanto ciò possa essere prezioso per noi e per chi ci ama, come occasione di consapevolezza e maturazione personali. Proviamo a farlo invitando pubblicamente persone adottate adulte ad unirsi a noi in una giornata, totalmente organizzata ed autogestita, dedicata all’ascolto, al dialogo ed al confronto rispetto al tema dei legami adottivi.

Per info e iscrizioni legamiadottivi@gmail.com


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