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Innovazione sociale

A Napoli est, la comunità energetica è anche solidale

di Luca Cereda

A San Giovanni a Teduccio, a Napoli est, è nata la prima comunità energetica da fonti rinnovabili che è anche una comunità educante. Il progetto è partito con venti famiglie protagoniste della “rivoluzione green” grazie all’impianto sul tetto della storica Fondazione Famiglia di Maria promosso insieme a Legambiente e Fondazione con il Sud

La prima comunità energetica e solidale di Napoli è nata ad Est della città all’ombra del Vesuvio. Per la precisione a San Giovanni a Teduccio, un quartiere periferico, «difficile come qualcuno dice, ma che a onor del vero ha dei problemi che hanno un nome ben preciso: la criminalità organizzata, l’inquinamento ambientale dovuto alle aziende chimiche in stato di abbandono e per cui la zona è sottoposta a bonifica, il mare che non è balneabile per mancanza di depuratori, e a questo si aggiungono altissimi livelli di povertà» spiega con pragmatismo e voglia di fare il possibile per cambiare la situazione del quartiere, Anna Riccardi, presidentessa di Fondazione Famiglia di Maria che dal tetto dell’istituzione che guida ha avviato il cambiamento, dando il via ad una transizione ecologica partita dal basso e già arrivata molto lontano.

Dalla cronaca di quotidiana violenza ed emarginazione, alle pagine del New York Times dove è stata descritta come la prima ‘comunità sociale che fornisce energia pulita’: questa parabola è iniziata proprio grazie alla costituzione della “Comunità energetica e solidale di Napoli Est” realizzata da Legambiente Campania, Fondazione con il Sud e dalla Fondazione guidata da Riccardi che ad oggi coinvolge 20 nuclei famigliari e punta a raddoppiare entro l’anno.

La comunità energetica: un’occasione di riscatto cultuale

In tempi in cui l’emergenza climatica è al centro dell’agenda politica globale, seppur con grandi immobilismi e difficoltà a cambiare i modelli di produzione energetica legati alle fonti fossili – a partire dal gas -, sono le comunità e i quartieri, i luoghi che stanno guidando la transizione ecologica. Una transizione che nel caso di San Giovanni a Teduccio inizia dai 166 pannelli solari montati sull’ex-orfanotrofio della comunità, oggi sede delle attività della Fondazione Famiglia di Maria, un’agenzia di promozione educativa che organizza sul territorio attività, corsi e formazione per minori e famiglie in difficoltà. «È proprio da qui che è partito il riscatto collettivo dei napoletani che abitano un quartiere, denso di illegalità, di povertà culturale, sociale ed economica e non solo», spiega Anna Riccardi che ha raccontato l’inizio di questo percorso energetico e sociale: «Ci occupiamo soprattutto di progetti educativi rivolti a minori con disagio e alle loro famiglie. Offriamo loro attività, percorsi culturali. Questa era un’occasione unica per sensibilizzare i piccoli e le loro famiglie e creare qualcosa di unico. Quando mi hanno proposto di montare i pannelli ho colto l’occasione al balzo».

L’obiettivo è allargare la comunità energetica: da 20 a 40 famiglie

I pannelli della comunità energetica e solidale Napoli Est «sono stati accesi il 17 dicembre 2021e producono 53kw per le prime venti famiglie del quartiere. Non siamo andati oltre perché disponevamo di una cabina secondaria, ora con il recepimento della direttiva europea “Red II” in Italia, ci siamo potuti appoggiare ad una cabina primaria. Per questo il nostro progetto è di coinvolgere almeno quaranta appartamenti», spiega Mariateresa Imparato, presidentessa di Legambiente Campania. Concretamente, la “Comunità energetica e solidale di Napoli est” produce energia elettrica che viene, per i prossimi venticinque anni, venduta alla rete nazionale e di conseguenza «porta una rendita di 200 euro l’anno a famiglia – aggiunge Imparato -, ovvero il risparmio di due bollette, in aggiunta allo sconto del 20% che già viene applicato sulle utenze di chi ha aderito alla comunità energetica». Queste famiglie sono in povertà assoluta o quasi, e molto spesso vivono in condizioni di ‘illegalità energetica’: «Farle aderire alla comunità energetica e sociale significa consentire che si allaccino alla rete pubblica, e quindi legale, dell’energia. Diventando a loro volta motore attivo del cambiamento di cultura del quartiere», spiega Carlo Borgomeo, presidente di Fondazione con il Sud.

Perché è unica, in Italia, la Comunità energetica Napoli Est?

Secondo Anna Riccardi, «Perché lega due aspetti che, non si possono vedere slegati. Sono le due facce della stessa medaglia: quello ambientale e quello sociale. La comunità energetica sposa innovazione e supporto sociale alla popolazione perché il risparmio che si ricava dall’utilizzo di fonti rinnovabili va direttamente ad aiutare le famiglie. Perché con loro abbiamo fatto anche una sorta di “rendering delle spese famigliari”. Si è partiti dall’analisi degli sprechi e di come gestire le spese energetiche della famiglia». Questo ha ancora più valore oggi, che il caro bollette è attualità e costi dell’energia con la guerra russa in Ucraina crescono, ma si fatica ad abbandonare le fonti energetiche tradizionali e la transizione ecologica sembra lontana dal compimento: «Questo progetto diventa un modello da copiare, da esportare e dimostra che i percorsi dal basso funzionano», aggiunge Borgomeo che sottolinea il ruolo delle madri e dei bambini della comunità: «Sono loro ad aver creduto nel cambiamento. Sono le mamme e i bambini che hanno svolto un ruolo di divulgazione e informazione sull’energia solare convincendo le loro famiglie ad accogliere il progetto. Oggi sono tutti orgogliosi di quanto abbiamo fatto, siamo diventati un esempio. Il nostro è un riscatto collettivo». Questo impegno collettivo è stato riconosciuto anche dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella che ha insignito il piccolo Genny di San Giovanni a Teduccio dell'attestato d'onore di "Alfiere della Repubblica”. Ma Gennaro Dragone è solo uno dei bambini che partecipa, da più di un anno, ai laboratori di educazione ambientale del progetto della comunità energetica insieme a tanti altri bambini e bambine. E alle loro famiglie.

Gli ostacoli sul cammino della transizione ecologica

La Comunità energetica Napoli Est ha pochi mesi ma è già un riconosciuto modello da esportare. Esemplari sono anche gli ostacoli che ha dovuto affrontare per accendere l’interruttore: «I pannelli sono stati installati a febbraio 2021, tra l’altro in piena ondata Covid e prima dell’arrivo del vaccino – spiega Mariateresa Imparato di Legambiente -. Il progetto sarebbe dovuto partire di lì a poco, invece sono subentrati ritardi burocratici anche assurdi, specchio del nostro Paese: come quello per la valutazione dei “vincoli paesaggistici” legati al tetto della Fondazione. In un quartiere sottoposto a bonifica ambientale, un’iniziativa green e sociale viene messa in ghiaccio per 6 mesi per supposto danneggiamento paesaggistico quando di fronte ha capannoni industriali dismessi da anni? La mia è purtroppo una domanda solo retorica, ma questa è solo una della criticità che abbiamo dovuto affrontare e superare».

La nascita di questa comunità energetica è quindi anche un gesto politico secondo il presidente di Fondazione con il Sud, Carlo Borgomeo: «Dobbiamo essere gli attivatori del cambiamento non solo energetico e cultuale, ma anche della visione politica. Anche per questo continueremo a lavorare qui come altrove con i bambini e nelle scuole del quartiere dove siamo presenti per raccontare quanti “green job” si possono sviluppare dalla transizione energetica. Costruiamo il presente guardando al futuro attraverso la formazione. Questo significa essere comunità energetica e sociale».


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