Volontariato
Italia: 635 milioni contro lo pneumococco
Lo ha annunciato il ministro dell'Economia Padoa-Schioppa durante la conferenza sugli Advanced market committements (Amc) a Roma
di Redazione
E’ di 635 milioni di dollari l’impegno che l’Italia assume perche’ si possa sviluppare un vaccino contro lo pneumococco. Lo ha annunciato il ministro dell’Economia, Tommaso Padoa-Schioppa aprendo questa mattina a Roma presso il suo dicastero la conferenza di presentazione dell’Advanced market committements (Amc) nel quale sono impegnati, oltre al nostro paese, la Banca Mondiale, la Gavi Alliance, la Gran Bretagna, la Norvegia, il Canada e la Russia.
”Dieci milioni di persone muoiono ogni anno per malattie evitabili – ha detto Padoa-Schioppa -. Questo e’ anche un disastro economico, un danno enorme per quelli che vivono in quella parte del mondo”. La scienza e l’esperienza, ha sottolineato Padoa-Schioppa ”dimostrano che la soluzione e’ la vaccinazione ma ancora non esistono vaccini per i ceppi trascurati come quello dello pneumococco”. Il motivo economico di questo problema, ha spiegato il ministro dell’Economia, ”e’ semplice e crudele. Gli investimenti pe questa area sono insufficienti perche’ le aziende farmaceutiche trovano pochi incentivi a investire in questi prodotti che vanno a beneficio di paesi poveri”.
E’ per questo, ha spiegato Padoa-Schioppa, che un impegno a finanziarli da parte dei Paesi piu’ ricchi ”possa creare un mercato rendendo i vaccini una realta”’. A fianco dell’Italia, impegnata con 635 milioni di dollari, troviamo l’impegno della Gran Bretagna che ha annunciato di garantirne 485, del Canada impegnato per 200, la Russia con circa 80 milioni, la Norvegia con 54. Anche il milionario Bill Gates ha garantito un sostegno all’iniziativa con un impegno di 50 milioni di dollari. Attraverso l’Amc questi paesi industrializzati hanno sottoscritto l’acquisto futuro di un vaccino oggi non disponibile. Il nuovo farmaco, che oggi in Italia costa circa 150 euro, grazie all’Amc potra’ essere messo a disposizione nei paesi piu’ poveri a un prezzo molto piu’ basso, e colpire anche quei ceppi virali oggi non presenti nei paesi sviluppati e quindi al momento non studiati e non colpiti dai farmaci esistenti