Non profit
Ivan Lo Bello: «Il pagamento in Bot non è una soluzione»
Il presidente di Confindustria Sicilia
di Redazione
Ivan Lo Bello, presidente di Confindustria Sicilia, aveva lanciato un allarme in ottobre: «I ritardi nei pagamenti», aveva avvertito, «mettono in crisi il sistema produttivo». A distanza di quattro mesi, ribadisce che «la situazione continua ad essere molto critica».
Non è cambiato nulla?
In termini concreti non ancora. Ma apprezzo l’impegno del governo Monti e del ministro Passera che stanno lavorando a trovare soluzioni.
È una buona idea pagare con i Bot?
Credo si debbano individuare strumenti tenendo d’occhio il sentiment del mercato. Se una soluzione come il pagamento in titoli facesse lievitare il debito pubblico, potrebbe rivelarsi controproducente. Anche se sarebbe molto bene accolta dalle aziende, perché fra l’altro il 1° gennaio la deroga a Basilea 2, di cui l’Italia godeva, è terminata.
In cosa consisteva?
Nella possibilità di fare anticipazioni a breve a 180 giorni. Ora sono state riportate a 90 giorni, come nel resto d’Europa. Ma con l’attuale ritardo nei pagamenti pubblici, che ha un effetto anche su quelli fra privati, un’azienda potrebbe rischiare un deterioramento del rating: nel caso superi questo termine, l’impresa sarà segnalata al Centro rischi. Con la conseguenza di aver meno accesso al credito.
È vero che le banche hanno chiuso il rubinetto?
Per quanto riguarda quello a medio e lungo termine, in realtà c’è stato un crollo della domanda e un inasprimento delle condizioni, visti i tassi finali molto alti, e questa situazione ha avuto un effetto anche sul credito a breve. Non si affronta però a sufficienza il problema del capitale, cui è collegata la quantità di credito che ogni istituto bancario può erogare. Le banche sono a loro volta sotto pressione, e di fronte alla scarsa liquidità hanno due opzioni: o scelgono di aumentare il capitale oppure diminuiscono il debito. Da questo punto di vista comprendo le critiche: potrebbe essere rischioso insistere che gli istituti di credito realizzino capitalizzazioni molto consistenti in una fase di difficoltà come l’attuale.
Come se ne esce?
Occorre rendere più liquido il rapporto fra banche e imprese.
C’è rischio che aumenti il ricorso all’usura?
Sono fiducioso. Il governo ha chiara consapevolezza dell’effetto dei ritardati pagamenti, del credit crunch e del possibile abbassamento dei rating aziendali. So che sta lavorando molto seriamente e che sono allo studio diverse soluzioni. Non sarebbe male stabilire deroghe dal Patto di stabilità, regionale o comunale. Sono convinto che serva un mix di soluzioni che non spaventi i mercati e dia un po’ di respiro al mondo produttivo.