Welfare

L’ergastolo è il passato. L’impresa il futuro

"Il ”fine pena mai” è la negazione del significato vero della pena. Intervista ad Ettore Ferrara.

di Redazione

Per Ettore Ferrara, numero uno delle carceri italiane, non è stato un inizio d?anno facile. «Siamo a un passo dalle 50mila presenze (per l?esattezza 49.442) e appena 5mila posti, su una capienza regolamentare di circa 43mila detenuti, sono a norma». L?ex capo gabinetto del ministro Clemente Mastella, da poco più di un anno al comando del Dap, non intende però alzare bandiera bianca. Anzi. Proprio in questi giorni si appresta a lanciare la fase due del suo mandato: ricollocazione della polizia penitenziaria e lavoro in carcere. Le priorità sono definite. Come spiega in questo dialogo a tutto campo. Dove, per la prima volta, si schiera con decisione contro la pena dell?ergastolo.
Vita: Quali impegni si sente di prendere in vista del nuovo anno?
Ettore Ferrara: Mi lasci premettere che il 2007 non è stato buttato via. Fra le varie anime dell?amministrazione penitenziaria spesso si sono verificate tensioni dialettiche molto accese e oggi invece abbiamo recuperato una certa coesione. Ma non solo. Il dipartimento centrale negli ultimi 12 mesi è anche riuscito a riallacciare i rapporti con i singoli istituti penitenziari che in talune occasioni sono stati lasciati a loro stessi con conseguenze anche gravi, come insegna, per esempio, il caso di Sulmona. Detto questo, quello che viene sarà l?anno in cui dovremo sciogliere due nodi cruciali.
Vita: Ovvero?
Ferrara: Il primo punto concerne le procedure di mobilità della polizia penitenziaria. Gran parte del personale è meridionale e tende a fuggire verso le terre di origine, lasciando così vuoti consistenti al Nord. Poi c?è la grande sfida del lavoro, su cui mi batterò in prima persona.
Vita: Con quali armi?
Ferrara: In questo anno ho girato l?Italia in lungo e in largo e ho scoperto realtà imprenditoriali straordinarie come nel carcere di Padova. Lì dentro ci sono una pasticceria, un laboratorio dell?argento che lavora per un marchio famoso come Morellato e perfino una produzione di accessori per valigerie. Si tratta di lavorazioni che offrono ai clienti articoli qualitativamente in grado di competere sul mercato. Tutto il contrario dell?assistenzialismo.
Vita: Padova e la cooperativa Giotto alla quale lei fa riferimento sono però l?eccezione, non la regola?
Ferrara: Proprio per questo occorre che abbiano la massima visibilità possibile. Certo non è sufficiente. L?impianto normativo, Smuraglia in testa, va rivisto. Per esempio il trattamento fiscale delle aziende che investono negli istituti va reso più vantaggioso.
Vita: A che punto è la riforma che apre la porta degli Uepe (Uffici di esecuzione penale esterna) agli agenti?
Ferrara: Entro gennaio dovremmo chiudere il confronto sindacale, dopo di che il decreto interministeriale con la firma di Mastella e Amato avrà disco verde. Si partirà con una fase sperimentale di sei mesi.
Vita: Con buona pace degli assistenti sociali?
Ferrara: Le loro resistenze partono da un equivoco sul ruolo che gli agenti andranno a svolgere. Che sono compiti esclusivamente di controllo rispetto agli obblighi connessi alle misure alternative. Se per esempio una persona è agli arresti domiciliari, la polizia penitenziaria è chiamata a questa verifica. Che nulla ha a che vedere con le attività degli assistenti sociali.
Vita: Questi compiti a dire il vero già oggi sono coperti dalle forze dell?ordine?
Ferrara: Che però, a causa delle carenze di organico, spesso li trascurano. Così i controlli non vengono effettuati proprio in un momento in cui l?esigenza di sicurezza dei cittadini, che io ritengo condivisibile, è forte. Di conseguenza i magistrati di sorveglianza sono restii a concedere le misure alternative, che invece costituiscono l?unica via di uscita di un sistema in grado, così com?è, di produrre solo detenzione, dimenticando gli aspetti rieducativi della pena.
Vita: La Finanziaria ha stanziato circa 103 milioni per la manutenzione straordinaria e la costruzione di nuovi istituti. Ritiene che la costruzione di altre carceri possa essere davvero una risposta a un meccanismo che, lo ha ricordato lei stesso, ogni mese produce 1.000/1200 nuove detenzioni?
Ferrara: Considerando il ritmo del sovraffollamento, quella è l?unica soluzione possibile. Anzi, per rimettere a norma tutti gli istituti occorrerebbero almeno 400 milioni.
Vita: Cosa pensa della riforma del Codice penale della commissione Pisapia?
Ferrara: La condivido in larghissima misura. Ritengo cruciale riservare la detenzione ai soli casi in cui vi sia effettiva pericolosità sociale. Aggiungo che se vogliamo davvero recuperare il reale significato della pena, come invocato più volte dal capo dello Stato, la condanna all?ergastolo diventa una misura inconciliabile.
Vita: Il 2008 sarà anche l?anno in cui la medicina penitenziaria passerà dalla competenza del ministero della Giustizia a quello della Salute. Come valuta questa decisione del Parlamento?
Ferrara: Questione complessa. Fino ad ora il servizio svolto dai medici penitenziari è stato estremamente attento ai bisogni della popolazione detenuta, che difficilmente riscontreremo nel personale esterno. Occorre però prendere atto che la mancanza di risorse che metteva a rischio la salute dei carcerati ha imposto il passaggio al servizio sanitario pubblico. Questo spiega la mia soddisfazione.

Chi è

Ettore Ferrara, napoletano, 56 anni, giudice civilista, è in in magistratura dal 1974. È stato componente del Csm fra il 1998 e il 2002, uomo di punta di Unicost, la corrente moderata e maggioritaria fra le toghe. Prima della nomina al Dipartimento dell?amministrazione penitenziaria è stato capo di gabinetto del ministro Mastella. Governa sui 207 penitenziari italiani, con quasi 50mila detenuti e oltre 42mila agenti.

Cosa cambierà quest?anno

Febbraio 2008
Gli Uffici per l?esecuzione penale esterna cambiano faccia. Negli organici, per sei mesi in via sperimentale e solo in alcuni Uepe campione, entreranno a far parte anche gli agenti di polizia penitenziaria. La misura sarà contenuta in un decreto interministeriale Giustizia – Interno che vedrà la luce una volta concluso il confronto con le sigle sindacali.

Aprile 2008
Come previsto dalla Finanziaria, la sanità in carcere passa al Sistema sanitario nazionale. Come prevedeva la riforma Bindi del 22 giugno 1999, che fino ad oggi è rimasto lettera morta. Il passaggio di consegne avverrà nei primi tre mesi dell?anno. «Ci attende ora una fase delicata», avverte il sottosegretario Luigi Manconi, «in cui la qualità dell?assistenza sanitaria offerta ai detenuti dovrà essere attentamente monitorata per evitare qualsiasi vuoto organizzativo».

Luglio 2008
La commissione per la riforma del Codice penale, presieduta da Giuliano Pisapia, compie due anni. Lo scheletro del progetto è stato consegnato lo scorso settembre al ministro Mastella. L?impianto prevede una forte riduzione delle pene detentive e un vasto ricorso alle misure alternative. Il progetto ha ricevuto il plauso del capo del Dap, Ettore Ferrara che, come Pisapia, si è dichiarato favorevole anche alla soppressione della pena dell?ergastolo.

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