Cultura

L’Italia chiede credito

Le famiglie e gli investimenti. Un’indagine di Eurisko rivela i nuovi comportamenti. (di Christian Benna).

di Redazione

Italiani allo sportello: un popolo di risparmiatori con poca propensione al rischio, sempre più innamorati del mattone e lontani dagli investimenti finanziari. Sono circa 30 milioni le persone, circa il 63% dei cittadini dai 15 anni in su, che hanno un conto corrente dal costo variabile da un minimo di 72 euro a un massimo di 200. Secondo un?indagine Eurisko, il prezzo pagato da una famiglia con esigenze medie, per 169 operazioni, è di 170 euro con carta di credito e 150 senza. Malgrado i costi elevati, superiori a quelli europei, la domanda di conto corrente continua a crescere (+6,7%). Uno studio di Mercer Oliver Wyman, commissionato dall?Abi, dimostra invece che i costi dei conti correnti italiani (inclusa la remunerazione delle giacenze) sono tra i più bassi. Il prezzo medio, secondo questo calcolo, è di 65 euro l?anno in Italia, 94 in Francia, 86 in Spagna e 68 in Germania. Tuttavia se confrontati, i ?conti ordinari italiani? (cioè esclusa la remunerazione degli interessi) sono superiori del 100% alla media Ue.
Depositi decisamente salati, ma non solo. Gli italiani ricorrono massicciamente al sistema bancario per ottenere finanziamenti sul mutuo della casa. Nel 2004 i prestiti richiesti dalle famiglie sono cresciuti del 6,7%, al di sopra – anche se per poco – della media europea (6,3). Ancora una volta sono stati i tassi d?interesse a incoraggiare la passione per il mattone degli italiani. Il volume del debito finanziario corrisponde al 27,2% del Pil, un valore pari alla metà di quello registrato in area euro. Nei primi nove mesi del 2004, secodo i dati del Bollettino della Banca d?Italia, la componente finanziaria delle famiglie al netto dei debiti è di 2.640 miliardi (2.500 nel 2003), pari a 2,7 volte il reddito disponibile. Il saldo finanziario, ottenuto da attività e passività, è di 53,2 miliardi.

Indebitamento in crescita
Cittadini con scarsa propensione al rischio – continua il fuggi fuggi dai fondi comuni di investimento – ma sempre più attratti dal credito al consumo, cresciuto dai 46 miliardi del 2003 ai 67 del 2004. In Italia il rapporto tra credito consumo e Pil (3,5%) resta comunque basso rispetto alla media degli altri Paesi europei (Spagna 7,5; Francia 8,2; Germania e Regno Unito 15%). Per le famiglie italiane il Taeg (tasso annuo effettivo globale) sui prestiti per l?acquisto di abitazioni è pari al 3,8%, leggermente inferiore a quello dell?area euro (4,1%). Il Taeg sul credito al consumo si è ridotto di 0,3 punti attestandosi a 9,6% sui finanziamenti, ma resta lontano dalla media europea che è del 7,7. Questi dati ricadono sull?aumento dell?indebitamento a medio – lungo termine, che è salito a 30,4 miliardi dai 23 miliardi del 2003.
Cambio di rotta invece nelle sofferenze bancarie dei consumatori. È il Centro-Nord a guidare la classifica delle insolvenze (+8,1% rispetto al 2003), mentre nel Mezzogiorno cresce del 4,6%. La media nazionale è dello 0,7% sul totale degli impieghi. Un balzo deciso in avanti per le famiglie settentrionali che non riescono a ripagare i debiti. Basti pensare che nel 2003 il tasso delle insolvenze nel Nord Italia era in decrescita dello 0,8%. Se aumenta l?indebitamento per il mutuo per la casa (+10,1%), le famiglie si tengono lontane dagli strumenti finanziari.

Via dai fondi
Sul fronte dei fondi comuni d?investimento i consumatori europei battono la ritirata: decisa contrazione della raccolta netta che è scesa a 12,5 miliardi dai 24,4 dell?anno precedente. In caduta libera in particolare il comparto azionario. Così anche in Italia dove la raccolta segna il passo con un risultato negativo di 16 miliardi. Stabile il patrimonio dei fondi di diritto italiano a 497 miliardi di euro. Tra le famiglie torna in auge l?acquisto di titoli di Stato: un dato in controtendenza rispetto al trend degli operatori esteri che sono passati dai 63 miliardi investiti nel 2003 ai 23 del 2004.
Per riconquistare la fiducia di tanti consumatori scottati da obbligazioni spazzatura, il consorzio Patti Chiari, che riunisce 182 banche, stima un bilancio di crescita. Circa 17mila gli sportelli aderenti, pari all?86% sul totale (oltre 30mila). Otto i punti redatti, e un nono in via di definizione, per favorire il rapporto tra banche e consumatori. In quest?ottica il 28% delle banche, circa 6.600 sportelli, si è avvicinata al crescente numero di lavoratori atipici effettuando operazioni di microcredito.

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