Cultura

L’Italia in prima linea anche per l’ambiente

Uno dei criteri guida del ministero degli esteri sarà la tutela del patrimonio naturale.

di Redazione

«L?ambiente è una delle condizioni fondamentali e inscindibili da qualsiasi genere di aiuto». A garantire che la tutela degli equilibri paesaggistici e naturali è uno dei criteri guida della ricostruzione nei Paesi devastati dallo tsunami è il direttore generale per la cooperazione e lo sviluppo del ministero degli Affari esteri, Giuseppe Deodato. E visto che l?ecosostenibilità in questo caso va di pari passo anche con lo sviluppo di microeconomie a sostentamento delle popolazioni autoctone, c?è da sperare che si tenga fede ai patti.
Ecomondo: Si terrà conto dell?impatto ecologico ambientale degli aiuti?
Giuseppe Deodato: Certamente sì. L?ambiente è uno degli aspetti da considerare nella programmazione dei progetti d?intervento. Sono state colpite zone costiere, non si potrebbe fare altrimenti. La ricostruzione deve essere valida sia dal punto di vista delle strutture, sia sul versante ecologico. Intorno alla Thailandia, per esempio, c?è una barriera corallina di valore e importanza inestimabile. È per questo che ci stiamo muovendo con un ampio progetto di ricerca.
Ecomondo: Ma quali saranno gli interlocutori privilegiati?
Giuseppe Deodato: Innanzitutto i governi locali. Bisognerà puntare molto sulla sensibilizzazione. Nello Sri Lanka, per esempio, una parte importante della ricostruzione riguarda la pesca, altamente connessa agli equilibri ecologici proprio perché basata sulla conservazione del patrimonio ittico e ambientale.
Ecomondo: La cooperazione italiana si adopererà per far sì che la ricostruzione turistica non prenda il sopravvento negli investimenti?
Deodato: Occorre tenere presente che ogni Paese è una realtà a sé stante. Il turismo è più sviluppato a Pukhet, in Thailandia o nello Sri Lanka. Per noi non sarà un punto focale, anche perché non rientra negli obiettivi della cooperazione. I criteri da seguire sono essenzialmente due: aiutare le popolazioni a vivere meglio e sfruttare la grande occasione che ci viene offerta. Molte strutture non erano adeguate. Ora c?è l?opportunità di ricostruirle con criteri di maggiore sicurezza e sostenibilità. Al centro della nostra attenzione ci dev?essere lo sviluppo socio-economico, ma anche quello delle capacità tecniche e operative delle popolazioni locali.
Ecomondo: Si promuoveranno attività economiche compatibili con l?ambiente, come la pesca?
Deodato: Sì, accennavo prima proprio alla pesca nello Sri Lanka. Lo sviluppo selvaggio e incontrollato di questa attività altrove ha portato all?estinzione di alcune specie ai danni dell?ambiente e delle persone. È proprio quello che non deve più accadere.
Ecomondo: A quanto ammonteranno gli investimenti e in quale zona saranno concentrati?
Deodato: L?investimento governativo è di 70 milioni di euro: 35 nuovi e 35 presi dai fondi per la cooperazione. A questi poi bisogna aggiungere 7,2 milioni nello Sri Lanka e 30 milioni in Indonesia, che vengono dalla riconversione del debito. In totale poco più di 100 milioni. I progetti sono già stati definiti. Nello Sri Lanka l?intervento si focalizzerà sui settori pesca, sanità, ricostruzione ed edifici pubblici. In Indonesia invece sul settore sanitario, ma anche strutturale e quindi sulla promozione di imprese.
Ecomondo: Straniere o locali?
Deodato: Locali. Utilizzeremo anche il microcredito per stimolare la crescita e lo sviluppo.
Ecomondo: Collaborerete con le ong?
Deodato: La collaborazione è già strettissima. Abbiamo inviato attrezzature dal nostro deposito di Brindisi per renderle operative nello Sri Lanka.
Ecomondo: Ma le coinvolgerete anche nei progetti?
Deodato: Sì, lavoreremo insieme. Lo stiamo facendo anche in Somalia, dove l?Italia è presente ormai da tempo. Anche se quel Paese è stato toccato in misura minore dallo tsunami, si sta sostenendo l?impegno delle ong in loco.
Ecomondo: Prima accennava alle barriere coralline. Come si pensa di tutelare l?equilibrio ambientale di zone già messe a dura prova?
Deodato: Vorrei tenessimo presente un elemento. Le risorse sono limitate. E gli investimenti per l?ambiente sono a lunga scadenza. Si tratta di coinvolgere gli altri Paesi, le Nazioni Unite, i governi locali. I fondi della cooperazione invece sono a medio termine.
Ecomondo: Ma voi porrete il problema a livello internazionale?
Deodato: Appoggeremo qualsiasi iniziativa a riguardo. L?ambiente è una priorità.
Ecomondo: È vero che l?emergenza del Sud-Est asiatico ha sottratto attenzione e aiuti economici ad altre zone?
Deodato: La programmazione dei fondi si fa di anno in anno sulla base delle emergenze. E quest?anno l?emergenza era il Sud-Est asiatico. Non c?è niente di strano. Le risorse sono poche per tutti. Comunque bisogna continuare a intervenire, nei limiti del possibile, dove necessario. In Sudan, nel Darfur, siamo impegnati con un?unità di emergenza, anche al fianco delle ong. Non possiamo dimenticarci di altre tragedie.
«L?ambiente è una delle condizioni fondamentali e inscindibili da qualsiasi genere di aiuto». A garantire che la tutela degli equilibri paesaggistici e naturali è uno dei criteri guida della ricostruzione nei Paesi devastati dallo tsunami è il direttore generale per la cooperazione e lo sviluppo del ministero degli Affari esteri, Giuseppe Deodato. E visto che l?ecosostenibilità in questo caso va di pari passo anche con lo sviluppo di microeconomie a sostentamento delle popolazioni autoctone, c?è da sperare che si tenga fede ai patti.
Ecomondo: Si terrà conto dell?impatto ecologico ambientale degli aiuti?
Giuseppe Deodato: Certamente sì. L?ambiente è uno degli aspetti da considerare nella programmazione dei progetti d?intervento. Sono state colpite zone costiere, non si potrebbe fare altrimenti. La ricostruzione deve essere valida sia dal punto di vista delle strutture, sia sul versante ecologico. Intorno alla Thailandia, per esempio, c?è una barriera corallina di valore e importanza inestimabile. È per questo che ci stiamo muovendo con un ampio progetto di ricerca.
Ecomondo: Ma quali saranno gli interlocutori privilegiati?
Giuseppe Deodato: Innanzitutto i governi locali. Bisognerà puntare molto sulla sensibilizzazione. Nello Sri Lanka, per esempio, una parte importante della ricostruzione riguarda la pesca, altamente connessa agli equilibri ecologici proprio perché basata sulla conservazione del patrimonio ittico e ambientale.
Ecomondo: La cooperazione italiana si adopererà per far sì che la ricostruzione turistica non prenda il sopravvento negli investimenti?
Deodato: Occorre tenere presente che ogni Paese è una realtà a sé stante. Il turismo è più sviluppato a Pukhet, in Thailandia o nello Sri Lanka. Per noi non sarà un punto focale, anche perché non rientra negli obiettivi della cooperazione. I criteri da seguire sono essenzialmente due: aiutare le popolazioni a vivere meglio e sfruttare la grande occasione che ci viene offerta. Molte strutture non erano adeguate. Ora c?è l?opportunità di ricostruirle con criteri di maggiore sicurezza e sostenibilità. Al centro della nostra attenzione ci dev?essere lo sviluppo socio-economico, ma anche quello delle capacità tecniche e operative delle popolazioni locali.
Ecomondo: Si promuoveranno attività economiche compatibili con l?ambiente, come la pesca?
Deodato: Sì, accennavo prima proprio alla pesca nello Sri Lanka. Lo sviluppo selvaggio e incontrollato di questa attività altrove ha portato all?estinzione di alcune specie ai danni dell?ambiente e delle persone. È proprio quello che non deve più accadere.
Ecomondo: A quanto ammonteranno gli investimenti e in quale zona saranno concentrati?
Deodato: L?investimento governativo è di 70 milioni di euro: 35 nuovi e 35 presi dai fondi per la cooperazione. A questi poi bisogna aggiungere 7,2 milioni nello Sri Lanka e 30 milioni in Indonesia, che vengono dalla riconversione del debito. In totale poco più di 100 milioni. I progetti sono già stati definiti. Nello Sri Lanka l?intervento si focalizzerà sui settori pesca, sanità, ricostruzione ed edifici pubblici. In Indonesia invece sul settore sanitario, ma anche strutturale e quindi sulla promozione di imprese.
Ecomondo: Straniere o locali?
Deodato: Locali. Utilizzeremo anche il microcredito per stimolare la crescita e lo sviluppo.
Ecomondo: Collaborerete con le ong?
Deodato: La collaborazione è già strettissima. Abbiamo inviato attrezzature dal nostro deposito di Brindisi per renderle operative nello Sri Lanka.
Ecomondo: Ma le coinvolgerete anche nei progetti?
Deodato: Sì, lavoreremo insieme. Lo stiamo facendo anche in Somalia, dove l?Italia è presente ormai da tempo. Anche se quel Paese è stato toccato in misura minore dallo tsunami, si sta sostenendo l?impegno delle ong in loco.
Ecomondo: Prima accennava alle barriere coralline. Come si pensa di tutelare l?equilibrio ambientale di zone già messe a dura prova?
Deodato: Vorrei tenessimo presente un elemento. Le risorse sono limitate. E gli investimenti per l?ambiente sono a lunga scadenza. Si tratta di coinvolgere gli altri Paesi, le Nazioni Unite, i governi locali. I fondi della cooperazione invece sono a medio termine.
Ecomondo: Ma voi porrete il problema a livello internazionale?
Deodato: Appoggeremo qualsiasi iniziativa a riguardo. L?ambiente è una priorità.
Ecomondo: È vero che l?emergenza del Sud-Est asiatico ha sottratto attenzione e aiuti economici ad altre zone?
Deodato: La programmazione dei fondi si fa di anno in anno sulla base delle emergenze. E quest?anno l?emergenza era il Sud-Est asiatico. Non c?è niente di strano. Le risorse sono poche per tutti. Comunque bisogna continuare a intervenire, nei limiti del possibile, dove necessario. In Sudan, nel Darfur, siamo impegnati con un?unità di emergenza, anche al fianco delle ong. Non possiamo dimenticarci di altre tragedie.
«L?ambiente è una delle condizioni fondamentali e inscindibili da qualsiasi genere di aiuto». A garantire che la tutela degli equilibri paesaggistici e naturali è uno dei criteri guida della ricostruzione nei Paesi devastati dallo tsunami è il direttore generale per la cooperazione e lo sviluppo del ministero degli Affari esteri, Giuseppe Deodato. E visto che l?ecosostenibilità in questo caso va di pari passo anche con lo sviluppo di microeconomie a sostentamento delle popolazioni autoctone, c?è da sperare che si tenga fede ai patti.
Ecomondo: Si terrà conto dell?impatto ecologico ambientale degli aiuti?
Giuseppe Deodato: Certamente sì. L?ambiente è uno degli aspetti da considerare nella programmazione dei progetti d?intervento. Sono state colpite zone costiere, non si potrebbe fare altrimenti. La ricostruzione deve essere valida sia dal punto di vista delle strutture, sia sul versante ecologico. Intorno alla Thailandia, per esempio, c?è una barriera corallina di valore e importanza inestimabile. È per questo che ci stiamo muovendo con un ampio progetto di ricerca.
Ecomondo: Ma quali saranno gli interlocutori privilegiati?
Giuseppe Deodato: Innanzitutto i governi locali. Bisognerà puntare molto sulla sensibilizzazione. Nello Sri Lanka, per esempio, una parte importante della ricostruzione riguarda la pesca, altamente connessa agli equilibri ecologici proprio perché basata sulla conservazione del patrimonio ittico e ambientale.
Ecomondo: La cooperazione italiana si adopererà per far sì che la ricostruzione turistica non prenda il sopravvento negli investimenti?
Deodato: Occorre tenere presente che ogni Paese è una realtà a sé stante. Il turismo è più sviluppato a Pukhet, in Thailandia o nello Sri Lanka. Per noi non sarà un punto focale, anche perché non rientra negli obiettivi della cooperazione. I criteri da seguire sono essenzialmente due: aiutare le popolazioni a vivere meglio e sfruttare la grande occasione che ci viene offerta. Molte strutture non erano adeguate. Ora c?è l?opportunità di ricostruirle con criteri di maggiore sicurezza e sostenibilità. Al centro della nostra attenzione ci dev?essere lo sviluppo socio-economico, ma anche quello delle capacità tecniche e operative delle popolazioni locali.
Ecomondo: Si promuoveranno attività economiche compatibili con l?ambiente, come la pesca?
Deodato: Sì, accennavo prima proprio alla pesca nello Sri Lanka. Lo sviluppo selvaggio e incontrollato di questa attività altrove ha portato all?estinzione di alcune specie ai danni dell?ambiente e delle persone. È proprio quello che non deve più accadere.
Ecomondo: A quanto ammonteranno gli investimenti e in quale zona saranno concentrati?
Deodato: L?investimento governativo è di 70 milioni di euro: 35 nuovi e 35 presi dai fondi per la cooperazione. A questi poi bisogna aggiungere 7,2 milioni nello Sri Lanka e 30 milioni in Indonesia, che vengono dalla riconversione del debito. In totale poco più di 100 milioni. I progetti sono già stati definiti. Nello Sri Lanka l?intervento si focalizzerà sui settori pesca, sanità, ricostruzione ed edifici pubblici. In Indonesia invece sul settore sanitario, ma anche strutturale e quindi sulla promozione di imprese.
Ecomondo: Straniere o locali?
Deodato: Locali. Utilizzeremo anche il microcredito per stimolare la crescita e lo sviluppo.
Ecomondo: Collaborerete con le ong?
Deodato: La collaborazione è già strettissima. Abbiamo inviato attrezzature dal nostro deposito di Brindisi per renderle operative nello Sri Lanka.
Ecomondo: Ma le coinvolgerete anche nei progetti?
Deodato: Sì, lavoreremo insieme. Lo stiamo facendo anche in Somalia, dove l?Italia è presente ormai da tempo. Anche se quel Paese è stato toccato in misura minore dallo tsunami, si sta sostenendo l?impegno delle ong in loco.
Ecomondo: Prima accennava alle barriere coralline. Come si pensa di tutelare l?equilibrio ambientale di zone già messe a dura prova?
Deodato: Vorrei tenessimo presente un elemento. Le risorse sono limitate. E gli investimenti per l?ambiente sono a lunga scadenza. Si tratta di coinvolgere gli altri Paesi, le Nazioni Unite, i governi locali. I fondi della cooperazione invece sono a medio termine.
Ecomondo: Ma voi porrete il problema a livello internazionale?
Deodato: Appoggeremo qualsiasi iniziativa a riguardo. L?ambiente è una priorità.
Ecomondo: È vero che l?emergenza del Sud-Est asiatico ha sottratto attenzione e aiuti economici ad altre zone?
Deodato: La programmazione dei fondi si fa di anno in anno sulla base delle emergenze. E quest?anno l?emergenza era il Sud-Est asiatico. Non c?è niente di strano. Le risorse sono poche per tutti. Comunque bisogna continuare a intervenire, nei limiti del possibile, dove necessario. In Sudan, nel Darfur, siamo impegnati con un?unità di emergenza, anche al fianco delle ong. Non possiamo dimenticarci di altre tragedie.

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