Famiglia

La Bindi sul bullismo: serve un piano per l’infanzia

Il peso non spetta solo alle famiglie o ai tribunali, i minori sono a carico di tutta la societ

di Redazione

I diritti dell?infanzia devono tornare al centro dell?agenda politica del Governo, delle amministrazioni locali e di tutto il Paese. Gli episodi di violenza e di molestie sessuali sui minori e tra i minori, che ormai quotidianamente vengono alla luce, impongono una severa riflessione sulla condizione dei bambini e degli adolescenti nel nostro paese.
Non possiamo ignorare la solitudine e fragilità di troppe famiglie che devono fronteggiare i radicali cambiamenti culturali e sociali del nostro tempo.    
La violenza e le molestie sessuali sui minori e tra minori, il teppismo di gruppo nei piccoli centri come nelle periferie della grandi città, il  bullismo nella scuola, la pedopornografia via Internet sono espressione di un disagio profondo e di una grave frattura tra mondo degli adulti e mondo dei bambini.  In una società parcellizzata, in cui prevalgono egoismo e individualismo, diventa sempre più faticoso per la famiglia, la scuola e le tradizionali istituzioni formative trasmettere in modo autorevole i valori della solidarietà, del rispetto reciproco, della responsabilità personale, dell?impegno per sé e per gli altri. E d?altra parte sarebbe riduttivo pensare di risolvere questa perdita di senso solo nelle aule di Giustizia o colpevolizzando solo i genitori.
La responsabilità educativa è una responsabilità di tutti: famiglia, scuola, mass media, mondo della cultura, istituzioni laiche e religiose. 
E? possibile ricucire la frattura tra adulti e giovani generazioni a partire da un nuovo Piano d?azione per l?infanzia. E? necessario aprire un grande cantiere di elaborazione culturale e politica, con un impegno serio e onesto di analisi e monitoraggio dei risultati effettivi e delle criticità dei Piani precedenti. Il nuovo Piano, non può risolversi in un mero atto burocratico di formale rispetto degli adempimenti previsti dalla legge, come avvenuto nella precedente legislatura. Deve invece  nascere da un lavoro concertato e condiviso non solo nel Governo ma nel Paese, con il coinvolgimento di regioni e comuni, di quanti associazioni di volontariato, centri di ricerca e istituzioni culturali lavorano a fianco dei bambini e delle loro famiglie.

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