Harry Potter, alias Marco Follini, il ?maghetto? dissacratore della politica italiana, è tornato e, dietro di lui, arrivano anche le sue ?formichine?. Da quando hanno fondato e lanciato l?omonima rivista (Formiche, appunto), bimestrale ?di area moderata-riformista?, si muovono rapide dietro al rapido Follini.
La leggera quanto potente (mediaticamente) macchina da guerra folliniana (formata da Paolo Messa, Michele Guerriero e Anna Mazzone) ha cucinato i mezzi di informazione a dovere, in questi mesi, con interviste-ritratti mirate: solo tre (i settimanali Gente, Vanity Fair, L?Espresso) ma pensate ognuna per il suo target. Mentre la brochure che spiega gli obiettivi della neonata fondazione (F!, il nome suggestivo) è stata incellofanata e veicolata solo su due media: il Riformista, per coprire il coté democratico, e Vita per puntare a quello che lo stesso Follini giudica «un asset centrale per il futuro del nostro Paese, il mondo del volontariato e del terzo settore».
«Anche grazie agli illusionismi del Cavaliere», spiega Paolo Messa, «il nome e la faccia di Follini sono diventati sinonimo di un altro centrodestra. Insomma, un post democristiano con gli occhiali tondi, pochi capelli e non incline a raccontare barzellette è diventato l?espressione più chiara dell?alternativa a Berlusconi. Come in un paradosso, Follini risulta dunque più innovativo del ?nuovista? Berlusconi». E più attento ai valori morali e di una nuova etica nella politica.
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