Presa diretta
La carovana solidale da Al-Arish: «Chi resta in silenzio su Gaza è complice»
Una missione della delegazione "Gaza oltre il confine" promossa da Arci, Assopace Palestina e dalla rete di ong Aoi è arrivata ad Al-Arish, a pochi chilometri da Rafah. Nelle ultime 24 ore nella Striscia sono state uccise 154 persone. «Il governo italiano ha il dovere morale e politico di alzare la voce: stare dalla parte del diritto internazionale, non della resa alla violenza»
di Anna Spena

Da qui si sente solo il rumore del mare. Al- Arish nel Sinai del Nord, in Egitto, affaccia sul Mediterraneo. La spiaggia sembra un paradiso, ma a meno di 50 chilometri c’è l’inferno: la Striscia di Gaza.
Una missione della delegazione “Gaza oltre il confine”, promossa da Aoi (con Acli, Ipsia, Un Ponte Per, Arcs, Ciss, Oxfam Italia, Acs, Cric, EducAid, Vento di Terra), Arci e Assopace Palestina e composta da 11 parlamentari italiani appartenenti all’Intergruppo per la pace tra Israele e Palestina, 3 eurodeputati, 13 giornaliste e giornalisti, accademici, esperte ed esperti di diritto internazionale e cooperazione, si è fermata qui, ad Al-Arish, prima di raggiungere il valico di Rafah.
Solo nelle ultime 24 ore a Gaza sono state uccise 154 persone. La missione ha richiesto l’intervento immediato per fermare l’annessione totale della Striscia. La situazione nella Striscia di Gaza precipita di ora in ora. «Non possiamo», dicono insieme, «restare a guardare mentre si prepara un ulteriore massacro. Meloni e Tajani agiscano ora, con ogni mezzo disponibile, contattino i loro omologhi israeliani per scongiurare questo ennesimo sfollamento forzato di popolazione e ulteriori crimini di guerra. Il governo italiano ha il dovere morale e politico di alzare la voce: stare dalla parte del diritto internazionale, non della resa alla violenza. Gli aiuti umanitari devono entrare ora, senza ulteriori ritardi, senza condizioni. Non c’è più tempo per appelli diplomatici che restano inascoltati. La delegazione di Aoi, Arci, Assopace Palestina e parlamentari è a pochi chilometri dal Valico di Rafah pronta a scortare gli aiuti umanitari con la nostra presenza. Il silenzio e l’inazione equivalgono a complicità. Ogni minuto perso è una vita in meno».
«Israele ha vietato l’entrata di tutto quello che è necessario per la popolazione civile. A breve raggiungeremo il valico di Rafah, vogliamo essere fisicamente vicini ai palestinesi», ha raccontato Meri Calvelli di Acs – Associazione di Cooperazione e Solidarietà, che ha lavorato a Gaza per moltissimi anni.
Di questa Carovana solidale fanno parte anche le Acli: «Siamo tutti responsabili se non diamo il nostro contributo per porre fine a questa tragedia umanitaria. Le iniziative come questa», spiega il vicepresidente Italo Sandrini, «puntano un faro su una situazione così drammatica per cui non esistono parole. Ieri abbiamo incontrato i giornalisti del posto, gli attivisti e i rappresentanti delle ong che lavorano nella Striscia e ci hanno raccontato di una situazione ormai insostenibile, ci sono 100 morti al giorno, si calcola che ci siano almeno 20mila orfani e questo significa una generazione che crescerà con sentimenti di odio e non di pace. Non possiamo restare indifferenti mentre centinaia di migliaia di civili, tra cui donne e bambini, continuano a perdere la vita sotto le bombe. Crediamo che insieme alle proteste servano azioni legislative. Non ci sono guerre di serie ae di serie b, si muore nello stesso modo. Ora anche il governo italiano deve fare la sua parte: continuare così è intollerabile. Il sistema che sta usando Israele di affamare le persone è una cosa da Medioevo».

Dicevamo che dalla spiaggia di Al- Arish si sente solo il rumore del mare: «E a pochi passi da noi si commette un genocidio», racconta Valentina Venditti, responsabile di Medio Oriente e Nord Africa dell’ong Ciss. «La cosa ancora più insostenibile è l’impunità che vediamo con i nostri occhi. Ogni giorno pensiamo che non potrebbe andare peggio, e poi ogni volta arriva un giorno nuovo e ci smentisce. Nelle ultime ore si è entrati in una nuova fase del conflitto. Noi a Gaza abbiamo operatori, operatrici, amici, amiche che vivono sotto le bombe, che hanno subito sfollamenti. Qualcuno tra loro l’abbiamo perso. Non facciamo cadere un ombra sulla questione palestinese».
In apertura la spiaggia di Al-Arish, a pochi chilometri c’è la Striscia di Gaza
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