Mondo

La Cina parla senza le parole

Osservatorio telegiornalismo, a cura di Giorgio Tonelli.

di Redazione

«Siamo grati al nostro Paese». «Il nostro livello di vita è cresciuto». «Si sta bene. La vita è molto cambiata». «Io sono un contadino, per me va tutto bene. I capi del nostro governo sono bravi». Sono alcune delle numerose interviste realizzate da Nene Grignaffini e Francesco Conversano nel bel reportage in cinque puntate Buongiorno Cina, storie del secolo cinese (mercoledì, ore 23.30 Raitre). La troupe di cinque persone, che per due mesi ha girato città e campagne cinesi, era infatti guardata a vista addirittura da nove funzionari del governo. Dunque, sottolineano gli autori, «nessuno, con i funzionari davanti, ci ha mai parlato liberamente». Ma quel che non fan capire le parole tuttavia è detto attraverso la voce fuori campo e soprattutto con le immagini, gli sguardi, i vestiti, le abitazioni, gli ambienti di lavoro.
Se nella prima puntata l?obiettivo della telecamera era mirato sulle aree rurali (dove vivono 800milioni di cinesi, il 63% della popolazione), nelle miniere e nelle acciaierie, nella seconda sotto i riflettori c?è stata la capitale Pechino, con l?esercito di contadini in cerca di un qualsiasi lavoro. Dunque, cinque appuntamenti per raccontare i mille volti del miracolo cinese, l?inedito equilibrio fra capitalismo e comunismo, i vantaggi e i costi di quella crescita nel 2004 del 9,5 % del prodotto interno lordo. Ma, al di là dei numeri, colpiscono i primissimi piani dei protagonisti, quasi in posa per foto-ricordo, gli spazi sconfinati, i grandi contrasti, i grattacieli e il sottosviluppo della campagna.
Per la Banca mondiale, entro il 2020 la Cina sarà la principale forza economica del pianeta. Per il momento assomiglia molto al nostro passato, all?Europa della prima industrializzazione. Francamente, inquieta un po? la prospettiva che la Cina diventi anche il nostro futuro. Con buona pace di chi auspicava, nel 68, che la Cina fosse vicina.
Giorgio Tonelli
www.ilariaalpi.it

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