Commercio equo

La cooperativa Chico Mendes cambia nome, ma i valori restano

La cooperativa di commercio equo e solidale Chico Mendes di Milano diventa Giuste terre. Una scelta «sofferta», che nasce da una richiesta degli eredi del sindacalista, politico e ambientalista brasiliano assassinato nel 1988. Gli amministratori della cooperativa: «Possiamo continuare a diffondere i valori di Chico pur senza spenderne il nome. Sono quelli che ci hanno ispirato nel portare giustizia e solidarietà ai contadini di ogni latitudine»

di Alessio Nisi

Mendes

il nome che avevano scelto era quello di Chico Mendes, ambientalista brasiliano e paladino dei diritti dei lavoratori e della foresta amazzonica assassinato nel 1988. Volevano portare il commercio equo e sostenibile a Milano. Era il 18 dicembre 1990 e a quegli studenti il nome di Mendes per la loro cooperativa sembrò la scelta più giusta da fare. Una condivisione di valori, ecco cosa c’era dietro quel nome.

«È stato naturale intitolare la cooperativa a Mendes, personalità di riferimento all’interno del mondo del commercio equo e solidale: c’era una forte condivisione dei valori», spiega Emilio Roncoroni, presidente della cooperativa Giuste terre. E quella condivisione c’è ancora. Anche se dalla fine di giugno la cooperativa Chico Mendes ha cambiato nome in Giuste terre.

Siamo convinti che possiamo continuare a diffondere e sostenere il messaggio e i valori di Chico pur senza spenderne il nome che ci hanno ispirato nel portare giustizia e solidarietà ai contadini di ogni latitudine

Gli amministratori di Giuste terre

La contestazione e la continuità di valori

È successo che un anno fa gli eredi di Mendes «hanno contestato alla cooperativa l’uso del nome e della sua immagine e hanno chiesto il pagamento di un risarcimento per l’utilizzo pregresso e di un importo a titolo di royalty per ogni eventuale utilizzo futuro. «Il tutto sull’assunto che non avrebbero mai prestato alcun consenso a tale uso, che sarebbe dunque, dal loro punto, di vista illegittimo» fanno sapere dalla cooperativa.

Da qui, la scelta dell’assemblea dei soci. «Una scelta sofferta». Il nuovo nome, frutto di un’attenta riflessione strategica, si aggiunge, «vuole esprimere con più forza l’origine e l’evoluzione del lavoro e la volontà di affrontare le sfide del futuro con coerenza e determinazione. È un segno di continuità con i valori in cui crediamo e che continueremo a promuovere con immutato impegno. Abbiamo scelto di trasformare questa difficoltà in un’opportunità».

Altromercato

Dal 1990 la cooperativa è cresciuta, «si è consolidata», puntualizza Roncoroni, anche con l’aumento dei punti vendita (sei, a oggi: tre a Milano e tre a Brescia), tanto che poi nel 2017 «ha rilevato una cooperativa di Brescia e i suoi tre punti vendita».

La cooperativa ed è stata uno dei soci promotori di Altromercato, consorzio nazionale «che raggruppa una buona parte delle cooperative che si occupano del commercio equo e solidale». Una realtà, Altromercato, che nel corso degli anni si è trasformata in una vera e propria «centrale di acquisto per i soci, che comprava direttamente il caffè, il tè, il cacao e altri prodotti alimentari e non in giro per il mondo e in Italia».

La storia di un impegno

Ma la storia della cooperativa (e di Altromercato) non è solo una storia di fatturato, acquisizioni, sviluppo e crescita. «È un impegno», precisa il presidente, «che vuole favorire i produttori nazionali e internazionali in due modi: acquistando a prezzi equi indubbia e avendo cura verificare il rispetto da parte di questi produttori» di condizioni di lavoro sostenibili e di rispetto dell’ambiente». Una verifica che coinvolge «la valutazione della filiera in termini di rispetto dei valori». E, aggiunge sempre Roncoroni, «cercando di garantire la continuità della fornitura».

Un impegno lungo 35 anni, con un nome e una presenza costruiti su valori, identità, buone pratiche, che è stato chiamato ad un’altra prova. «L’anno scorso», ricorda Roncoroni, «abbiamo ricevuto la lettera di un avvocato italiano che ci intimava di non usare più il nome “Chico Mendes”».

I valori prima di tutto

Ora, il nome della cooperativa è stato per anni sicuramente Chico Mendes, «ma per alcuni nostri prodotti utilizziamo il marchio Altromercato, come per altri Calabria solidale». L’accusa di uso improprio del nome e la volontà di non trattare da parte dei Mendes ha generato amarezza nei soci della cooperativa. «Non abbiamo mai debordato da alcuni vincoli né abbiamo calpestato valori. La cifra del risarcimento che si chiede, poi, è piuttosto robusta».

Segnali di dialogo

Che succederà ora?  Intenzione della cooperativa è «cercare una composizione» della lite, chiarisce Roncoroni. La decisione di cambiare nome va in questa direzione e vuole anche essere un segnale agli eredi di Chico Mendes

«Confidiamo che il mutamento di denominazione e tutti gli altri cambiamenti (a cui stavamo già lavorando quando abbiamo ricevuto la citazione) ci possano aiutare a riprendere un dialogo compositivo con le nostre controparti, al fine di evitare gli oneri e i costi di un contenzioso che ha un tratto paradossale e che davvero mal si concilia con la nostra storia» rimarcano gli amministratori di Giuste terre. 

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In apertura e nel testo foto della cooperativa Giuste terre

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