Mondo

La cooperativa salva il lavoro

Giù gli utili non l'occupazione

di Redazione

La ripresa c’è, ma è debole. Risale la fiducia, ma le aspettative a breve restano incerte. Le cooperative stanno patendo i morsi della crisi, ma continuano a rispondere coraggiosamente in chiave occupazionale: fanno leva sul prezzo per sostenere le vendite e mantenere i livelli produttivi. Sacrificano gli utili per salvaguardare l’occupazione. Sette cooperative su 10, grazie a questi sforzi straordinari sono così riuscite a mantenere costante l’occupazione, mentre 1 su 10 è riuscita addirittura ad assumere.
È quanto emerge dalla XIV Nota congiunturale, condotta da Elabora, il centro studi di Confcooperative. «Sul fronte della liquidità il sentiment delle cooperative è basso: i ritardati pagamenti si estendono alle cooperative di lavoro, sociali, di pesca, agroalimentari e di distribuzione già indebolite dalla dilazione di pagamento concessa ai soci», spiega il segretario generale di Confcooperative, Vincenzo Mannino. «Per le cooperative di lavoro e sociali i ritardi principali arrivano sempre dalla pubblica amministrazione. Quelle agroalimentari e della piccola pesca sono oggetto del potere contrattuale dei grossisti. Questa profonda incertezza sui pagamenti e la liquidità condiziona fortemente investimenti e crescita delle cooperative; quelle sociali, per esempio, che sono le più propulsive dal punto di vista della crescita occupazionale, hanno deciso di rimandare l’inserimento di personale, già programmato».
Le cooperative, oltre ai ritardati pagamenti dei clienti, in particolare della pubblica amministrazione, denunciano una lunghissima lista di disservizi e problemi. «Si va dal dumping contrattuale alle gare di appalto di servizi e forniture condotte al massimo ribasso, molto spesso in settori di attività caratterizzati già da bassi margini operativi», specifica Mannino. «E ancora la concorrenza sleale e le tecniche dei “prezzi predatori”, la rigidità del mercato del lavoro e l’indisponibilità di lavoratori specializzati sul mercato, l’accesso al credito, il carico fiscale, i costi della burocrazia, la scarsa dotazione infrastrutturale del Paese. E, come se non bastasse, resta l’elevata incidenza della cosiddetta “bolletta energetica”». Una situazione difficile a cui però Mannino reagisce con vigore: «La disoccupazione in Europa e in Italia è una realtà, ma la cooperazione italiana non molla. Le cooperative hanno sacrificato gli utili per difendere reddito e occupati e hanno fatto un bassissimo ricorso agli ammortizzatori sociali». Una presa di posizione forte e coraggiosa che «è nel dna della cooperazione, ma non può essere sostenibile nel lungo periodo. L’unica possibilità è che in futuro vengano risolti i ritardi nei pagamenti che bloccano la nuova occupazione e venga estirpato il dumping».

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