Il Ciad è un Paese di 11 milioni di abitanti isolato e povero come pochi nel continente africano, collocato tra gli ultimi posti nella graduatoria dei Paesi sullo sviluppo umano. N’Djamena, la capitale, ti accoglie, a partire dall’aeroporto, con uno sguardo severo. Usciti dalla città per raggiungere le aree di progetto dove Acra sta operando, colpisce anzitutto il paesaggio spoglio che accompagna per tutto il viaggio in auto. I villaggi sono sparsi in ogni dove, che si tratti del contesto desertico saheliano o della foresta sul confine meridionale, e sono tipicamente costituiti da capanne di paglia e fango che raccolgono attorno a sé una comunità vivace e ininterrottamente indaffarata nelle mansioni quotidiane.
È in questi contesti che l’intervento per il diritto all’istruzione di migliaia di bambine e bambini si fa più difficile. La carenza d’acqua, la scarsità endemica dei raccolti, la mancanza di strutture sanitarie rendono ancora più problematico attivare progetti che siano sostenibili nel tempo e capaci di anticipare il rischio di crisi umanitarie, come quella che oggi sta affamando intere popolazioni dell’Africa saheliana. In questo senso, garantire il diritto all’educazione è uno dei fattori fondamentali per migliorare le condizione di vita nel lungo periodo, anche in contesti di emergenza cronica come le aree saheliane. L’istruzione è la base di ogni difesa… contro le malattie, contro la fame, contro le violenze e i soprusi. Un bambino che non va a scuola diventerà un adulto più indifeso.
Gli esclusi
Il Ciad ha ratificato la Convenzione internazionale sui diritti del fanciullo delle Nazioni Unite del 1989. Nonostante questo, il tasso di scolarizzazione nella scuola primaria è del 41% per i bambini e del 31% per le bambine. Nella scuola secondaria, il tasso diminuisce al 13% per i ragazzi e al 5% per le ragazze. Nelle regioni rurali l’analfabetismo femminile tocca punte del 95% (dati Unicef 2005 – 2009).
Sono soprattutto i minori appartenenti a gruppi nomadi o seminomadi come i Peul e le bambine, che per tradizione vengono lasciate ad occuparsi delle mansioni domestiche, ad essere esclusi dal diritto all’istruzione. Nelle aree rurali solo una bambina su 10 riesce a terminare il primo ciclo di studi? Le altre nove non sanno né leggere né scrivere.
«Io ho un fratello», dice Mariam Moussa, 15 anni, del villaggio Sid, «lui va a scuola e io no. Papà mi dice spesso che non ha denaro per iscrivermi, inoltre la mamma non è con noi, è rimasta in Repubblica Centrafricana e dunque io devo occuparmi della casa. Mi alzo molto presto la mattina, dopo la preghiera delle quattro vado alla scuola coranica, al mio ritorno preparo il tè e lavo le stoviglie, in seguito vado al mercato, poi preparo il pranzo per la famiglia».
Obiettivo genitori
Il governo ciadiano sul fronte educativo è alquanto carente, cosicché nei villaggi molti genitori si organizzano in associazioni per condividere i pochi risparmi, appena sufficienti per fornire un magro stipendio a un maestro e costruire una scuola che spesso non è altro che una struttura in paglia con tronchi di legno come “banchi”.
Da oltre 40 anni Acra (attualmente con sei progetti sparsi nelle regioni del Guèra, Salamat, Logone Oriental e Moyen Chari) affianca queste associazioni, fornendo loro un aiuto economico e rafforzando la loro capacità gestionale.
Il diritto all’istruzione passa per interventi strutturali, vengono ristrutturate scuole e garantiti arredi scolastici. Vengono realizzati pozzi e latrine per migliorare le condizioni igieniche degli alunni. Ma è necessario anche affiancare i genitori nel loro impegno. Fornendo piccoli prestiti per attivare micro attività economiche che rendano possibile la raccolta di fondi per sostenere le attività didattiche. L’organizzazione di corsi di alfabetizzazione e di capacitazione permette il rafforzamento delle associazioni che sono poi capaci di intervenire anche in altri aspetti della vita comunitaria.
«Con il contributo ricevuto», dice Merci Missingar, presidente Associazione Madri degli alunni di Danamadji, «abbiamo comprato una macina meccanica con cui fare l’olio di karitè che vendiamo al mercato di Danamadji. Con il ricavato possiamo pagare il maestro per i nostri figli e garantire loro un futuro migliore».
In questo modo si possono garantire una formazione continua degli insegnanti e scuole più sicure per i bambini, con arredi adeguati, un pozzo e una latrina. L’intervento si sviluppa pertanto secondo un’ottica non tanto e non solo di sostegno infrastrutturale, bensì di miglioramento della qualità dell’educazione come elemento imprescindibile per uno sviluppo sostenibile e di lunga durata dell’intero Paese.
Un futuro migliore
Madjiromte Brigitte, 10 anni, classe CM1, villaggio Danamadj, dice: «Nella mia famiglia ci sono 7 figli: 4 maschi e 3 femmine. Siamo in 5 ad andare a scuola. Sia mio padre che mia madre sono d’accordo che noi frequentiamo. Le mie amiche che non vanno a scuola dicono che i maestri picchiano gli alunni e che gli studenti si picchiano tra loro e quindi loro preferiscono stare a casa o andare a lavorare nei campi e preferiscono che i loro genitori usino i soldi per fare altro. Io però non ho mai avuto problemi a scuola né con il maestro, né con i miei compagni. A chi non vuole venire a scuola io dico che sbaglia, dico che la scuola è una buona cosa, che ti può permettere di andare lontano… Io spero di finire i miei studi e poi di potermi iscrivere all’università per diventare medico».
Negli ultimi vent’anni, Acra ha contribuito all’istruzione di 94mila bambine e bambini del Ciad. Attualmente sono 111 le comunità coinvolte per un totale di 56mila studenti nelle aree di Gore (Nya Pende), Maro (Gran Sido), Abudeja (Salamat), Mongo (Guera).
Alle attività di progetto è affiancata una continua opera di sensibilizzazione delle realtà locali sull’importanza del diritto all’educazione per i bambini e soprattutto per le bambine, organizzando annualmente delle campagne di sensibilizzazione a livello nazionale che coinvolgono tutti gli attori interessati.
Il percorso per garantire un’educazione primaria di qualità, gratuita, obbligatoria e accessibile a tutti i bambini e le bambine è ancora lungo. Ma i passi in avanti fanno sperare in un futuro migliore per le giovani generazioni di questo Paese.
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