Mondo

La crisi entra in casa: 532 sfratti al giorno

In occasione della Giornata Mondiale contro la Povertà Vita propone un viaggio tra i nuovi senza tetto iberici, gli sfrattati della crisi

di Redazione

La povertà non è solo assenza di reddito ma soprattutto mancanza di diritti. Oggi – 17 ottobre 2012- è la Giornata Mondiale contro la Povertà e dalla Spagna il senso di questa data ve lo raccontiamo a partire dalle storie di chi una casa non ce l’ha più.

Non sono storie limite. Succede per 532 volte al giorno in Spagna che una famiglia venga sfrattata e non sappia più dove andare. «Quando perdi una casa e ti ritrovi dall’altro lato del marciapiede a guardare le finestre di quella che era la tua cucina, sai che non hai solo attraversato una strada, ma che hai già fatto il salto breve che dalla vita normale ti porta all’emarginazione sociale». Paula, 35 anni. Insegnante precaria. Con suo figlio Omar di 3 anni è tornata a vivere in casa dei suoi genitori. Per lavoro, suo marito si è trasferito in un’altra città.

«Dopo la perdita della casa il problema più grave da affrontare è la rottura del nucleo familiare», ci spiega la direttrice di European Poverty Neetwork-España, Isabel Allende, «nei casi più fortunati c’è una famiglia di origine da cui poter ritornare. Ma in molti altri no. Molte coppie non resistono alla crisi che nasce dalla mancanza di spazi propri. Spazi che si erano tenacemente costruiti in comune».

Non sono storie isolate. Nel 2011 sono 166.716 famiglie ad essersi ritrovate senza casa e senza nessuna sovvenzione statale (dati pubblicati dal Consejo General del Poder Judicial). «Quello che senti quando perdi una casa è che gli amici ti guardano in maniera differente, i loro sguardi ti stanno compatendo. Da li capisci che il tuo ruolo sociale cambia e ti senti defraudato». Daniel, 53 anni. Impiegato. «Durante gli anni della bolla immobiliare l’accesso al credito era concesso praticamente a tutti», ci spiega Remedios García, representante della Plataforma de Afectados por la Hipoteca de Madrid, «ora è diventato praticamente impossibile conseguire un finanziamento ma non sono cambiate le norme che regolano il sistema immobiliare. Moltissime Ong e associazioni di questo paese si sono unite in La Alianza contra la Pobreza – alleanza contro la povertà – e stanno promuovendo, fra le altre cose, una iniziativa popolare per chiedere al Governo l’approvazione della cosiddetta dacion en pago».

Uno dei motivi che ha generato un numero considerevole di sfratti e pignoramenti è stato l’impossibilità da parte delle famiglie di pagare il debito che dovevano continuare a versare alla banca, nonostante avesserero già perso la casa e restituito le chiavi alla banca. Il vortice in cui si sono trovate molte famiglie è stato: perdita della casa, strangolati dal debito e senza nessuna possibilità di costruire altre fondamenta per pensare a una rinascita possibile.
Con l’introduzione della proposta legislativa della “dacion en pago” i cittadini chiedono che il debito sia cancellato con la consegna delle chiavi della casa alla banca.

Secondo i dati diffusi da European Poverty Neetwork-España: nel paese vivono attualmente 13 milioni di persone in situazione di povertà e esclusione, pari al 26,7% della popolazione.

Sfratti e pignoramenti: dati che pesano
Abbiamo chiesto alla sezione madrilegna della Plataforma de Afectados por la Hipoteca una lettura del dato statistico.  

Quali fattori incidono su un calo dei pignoramenti e una cresctita del numero degli sfratti?
È fisiologico che si verifichi una diminuzione del numero dei pignoramenti: i procedimenti giudiziari per i pignoramenti durano circa due anni,  lo sfratto arriva alla fine di questi procedimenti, dopo che l’appartamento già è stato messo in vendita. Per questo ora assistiamo ad una crescita degli sfratti rispetto ai pignoramenti, perchè molti di questi sono la conseguenza dei pignoramenti iniziati nel 2008, 2009 e 2010.

Qual’è il prossimo obiettivivo della vostra cooperativa?
Inanzitutto abbiamo denunciato il nuovo decreto governativo in materia ipotecaria, che non obbliga alla negoziazione tra le entità finanziare e le famiglie che vivono già al limite delle proprie possibilità economiche. Tre, invece, gli obiettivi a lungo termine: regolamentazione  del pagamento retroattivo, una moratoria immediata sugli sgomberi e l’affitto come bisogno sociale da includere all’interno di misure di emergenza per garantire il diritto alla casa e ad avere una seconda possibilità di vita dignitosa.

La PAH nasce in Catalunia nel 2009, quando in piana crisi post bolla immobiliare furono moltissimi a perdere la casa. Fermare gli sfratti non è l’unico obiettivo, è fondamentale anche organizzarsi per creare nei singoli quartieri assemblee che possano conseguire una diminuzione degli affitti, fornire assistenza giuridica e creare nuovi piani legislativi per garantire il diritto alla casa. Un lavoro a cui contribuiscono la messa in comune di molte competenze: avvocati, psicologi, assistenti sociali, esperti in comunicazione. Il punto di convergenza del lavoro di tutti è la presentazione ai vari governi locali di proposte legislative. E i risultati sono tangibili: grazie al lavoro di PAH, il governo catalano ha chiesto pubblicamente alle banche di iniziare un processo di mediazione con le famiglie indebitate, prima di dar corso al processo di sequestro della casa.

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