Cooperazione
La cultura come bene comune: motore di riscatto per i territori fragili
La presidente dei Culturmedia Legacoop spiega perché sia giusto parlare di diritto alla cultura e giustizia culturale

In occasione della quarta edizione del Festival dello Sviluppo sostenibile Immagina– Perché domani, in programma a Oristano da oggi al 28 giugno, Culturmedia Legacoop, che riunisce oltre 900 cooperative di turismo, cultura e comunicazione, e Legacoop Sardegna promuovono, giovedì 26 giugno, un appuntamento centrale all’interno del cartellone, dal titolo. L’evento fa parte del ciclo di iniziative che nel 2025, in occasione del 50° anniversario di Legacoop, attraversa l’Italia per promuovere la cultura come bene comune. Abbiamo chiesto alla presidente di Culturmedia una riflessione sul valore della cooperazione culturale.
In un mondo che cambia rapidamente, parlare di sviluppo sostenibile significa anche parlare di giustizia culturale. Non può esistere vera sostenibilità se non garantiamo a tutte e tutti il diritto alla cultura come possibilità di immaginare e costruire il proprio domani. Così come a ogni territorio deve essere data la possibilità di valorizzare il proprio capitale umano, a tutela del benessere collettivo.

L’intelligenza collettiva è una delle infrastrutture più importanti per la sostenibilità: rappresenta un’alternativa concreta a modelli sociali individualistici. Anche se nessuno dei 17 Obiettivi di Sviluppo sostenibile è esplicitamente dedicato alla cultura, è evidente come molti dei rischi che oggi minacciano un benessere equo e diffuso affondino le radici in una profonda crisi culturale. Pensiamo alla dipendenza da tecnologie disumanizzanti, all’impoverimento dell’informazione, alla sfiducia nella scienza e al negazionismo climatico. Ma anche alla radicalizzazione delle opinioni, alla perdita di dialogo e ai cambiamenti demografici che portano all’abbandono e al degrado di tante aree interne e rurali in Italia e in Europa.
Cultura del cambiamento
Le disuguaglianze culturali, oggi come cinquant’anni fa – quando nacque la cooperazione culturale – continuano a ostacolare una piena partecipazione alla vita delle comunità. Da qui l’esigenza, ancora viva, di una “cultura del cambiamento” capace di avvicinarsi alle persone, più giusta, accessibile e generativa.
Scriveva Cesare Zavattini che “è necessario che la cultura si assuma la responsabilità organizzativa, adottando una forma che la liberi dalle incrostazioni privilegiate, e dall’individualismo. La cooperazione, in quanto forma popolare, promuove una cultura che unisce, cura, ricuce”.
In molte aree del Paese, le politiche pubbliche centralizzate non sono riuscite a invertire la rotta dello spopolamento e dell’abbandono. È fondamentale la presenza di scuole, musei e biblioteche, ma non basta: servono ponti tra i beni culturali e le comunità. È qui che la cooperazione culturale può fare la differenza, introducendo soluzioni aperte e condivise, costruite dal basso e in dialogo con le istituzioni locali. Soluzioni autonome ma complementari, sempre orientate all’interesse generale.

Ecco perché è importante raccontare le esperienze positive che vedono protagoniste tante cooperative culturali. Realtà che, spesso lontano dai riflettori, creano opportunità dove ce ne sono meno.
Mezzo secolo di cooperazione culturale
Al Salone del Libro, per celebrare i 50 anni della cooperazione culturale, abbiamo condiviso le nostre esperienze: promozione della lettura, librerie indipendenti, biblioteche di comunità, laboratori civici, progetti diffusi di disseminazione del libro nei piccoli comuni. Oggi proseguiremo con il racconto di nuove esperienze, innovative e coraggiose, che nel Sud Italia invitano i giovani alla “restanza” e le comunità a una nuova ripartenza, proprio a partire dalle loro risorse culturali e naturali. Tre esempi emblematic, questo proposito, come Cotti in Fragranza a Palermo (nella foto di apertura, ndr), Addiopizzo Travel a Capaci (Pa) e Impact Archeologia a Massafra (Taranto).
Per questa occasione abbiamo invitato alcuni stakeholder con cui collaboriamo quotidianamente. La Fondazione con il Sud, che in assenza delle grandi fondazioni bancarie svolge un ruolo cruciale nelle regioni meridionali. Con Stefano Consiglio, al CNEL, seguiamo il gruppo di lavoro sulle Aree interne, cercando di rimettere al centro il ruolo della cultura per la riattrattività dei territori, evidenziando la sua grave assenza nelle strategie precedenti.
Accanto a noi, le Pubbliche Amministrazioni, a tutti i livelli – dai comuni alle regioni – per costruire insieme un Patto territoriale che esprima l’interesse delle comunità attraverso una cultura collaborativa, che unisca pubblico, economia sociale e cittadinanza. In forme plurali e cooperative: dalle cooperative di comunità alle co-progettazioni, dai partenariati alle filiere.
La foto di apertura ritrae un momento di lavoto della cooperativa Cotti in fragranza all’interno del carcere Malaspina di Palermo. Foto ufficio stampa Culturmedia.
Nessuno ti regala niente, noi sì
Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.