Non profit
La famiglia che viene da lontano
Migrazioni. Una inedita ricerca delle Acli / Analizzati oltre 216mila nuclei di immigrati. Vivono in affitto, lavorano e fanno pochi figli
di Redazione
Dal singolo alla famiglia. È l?approccio, inedito, del primo rapporto nazionale sui processi di integrazione delle famiglie immigrate in Italia, curato da Acli e Iref. Interrogare le famiglie piuttosto che i singoli significa intercettare un?esperienza migratoria più matura e stabilizzata, dove è possibile leggere progetti di integrazione reale in corso.
La ricerca ha contato in Italia 216.824 famiglie con almeno un genitore straniero e in 180mila casi si tratta di coppie straniere a cittadinanza omogenea. Sono presenti 31 nazionalità. Un quarto del campione proviene dal Nord Africa, un quarto è slavo-musulmano, il 9,7% è cinese e il 9,4% indiano-cingalese. Si tratta di famiglie giovani e la metà ha figli (55,6%). Non quanti ci aspetteremmo: il 27% ha un figlio, il 25% ne ha due e il 18% ne ha tre o più. In generale quindi la struttura della famiglia immigrata è simile a quella italiana. Nella maggioranza dei nuclei intervistati (il 56%) entrambi i genitori lavorano, con un reddito famigliare medio tra i 1.200 e i 2mila euro. Il problema principale è la casa: la quasi totalità vive in affitto (88,4%), ma tra chi ha più di nove anni di permanenza in Italia, il 18,4% ha acquistato casa.
Il 62% del campione vive in Italia da meno di otto anni, uno su tre ci è entrato illegalmente ed è comunque riuscito a richiamare la sua famiglia. Con la Bossi-Fini si sono ridotti gli ingressi clandestini (dal 31,9% al 23,9%), ma sono aumentati gli ingressi con visti per studio e turismo. Non si registrano cambiamenti relativi all?immigrazione per lavoro, stabile al 25%.
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