Mondo

La felicità? Sta in Africa….

Lo dice uno studio dell'Università di Roma Tor Vergata

di Redazione

La felicità non dipende dal reddito: non lo dicono soltanto i proverbi, ma anche uno studio dell’Università di Roma Tor Vergata, effettuato su un campione di circa 85 mila individui provenienti da 78 Paesi diversi, da cui emerge che si dichiarano più felici i cittadini di Paesi come Nigeria o Tanzania, mentre gli italiani sono solo al 50.mo posto della classifica, che vede in coda i Paesi dell’est Europa. La ricerca – effettuata da Leonardo Becchetti, docente di economia politica alla facoltà di economia dell?ateneo romano insieme a Giovanni Trovato e David Andres Londono-Bedoya – sostiene che la felicità non è solo una questione privata, ma dipende anche da eventi significativi della vita individuale e sociale. Il livello di istruzione, la qualità della salute, il reddito relativo, il lavoro, la vita affettiva incidono in modo permanente sulla felicita’ del singolo. Ma più del reddito, secondo gli studiosi, sono le relazioni interpersonali a determinare il grado di felicità delle persone. Il gap di reddito pro capite fra Nord e Sud del mondo, sottolineano infatti, non si traduce in un uguale gap di felicita’: il 15,84% del campione si definisce ”al massimo livello di felicita”’ nei paesi Ocse ad alto reddito, quota di poco superiore a quella degli intervistati nei paesi meno ricchi (13,47%). Un ”paradosso” che secondo la ricerca si spiega innanzitutto con il fatto che la felicità non dipende tanto dal livello assoluto di reddito, ma soprattutto dalla propria posizione economica rispetto a quella media del gruppo di riferimento con il quale l?individuo si confronta; un esempio è la riduzione di felicità dei tedeschi dell’Est in seguito alla caduta del muro di Berlino, per il conseguente diretto confronto con gli stili di vita dei cugini ex occidentali.

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.