L a bidella Carmelina, addetta alle pulizie della palestra, si è lasciata andare a uno sfogo: la figlia aspetta una bambina. Per Carmelina è una vera gioia; quello che non digerisce è l’affronto successivo che le ha fatto la figlia. La nipotina, che nascerà a dicembre, si chiamerà Chantàl. Passi per il primo, che ormai ha due anni, il cui nome è Shorn, lo stesso di un noto attore di telenovelas, ma questa volta la bidella contava che la nipotina si chiamasse Carmelina. Lei è vissuta a Napoli, quartieri Spagnoli, dove la figlia abita, e quel nome non lo manda giù: «Professò, se lo immagina a 20 anni questo pezzo di ragazza chiamarla Sciandààll»?
Dopo le lacrime di Carmelina, all’uscita di scuola, ho pensato a Chantàl, che avrà 20 anni nel 2028, e mi sono chiesto: in quale mondo vivrà? Chi la educherà ai valori dello sport, del rispetto delle regole e degli altri, dunque, della pace e della democrazia? Chi le insegnerà ad accettare nello sport, ma anche nella vita, la vittoria o la sconfitta, senza isterie di sorta? E, soprattutto, una volta che i suoi genitori avranno adempiuto ai loro principali compiti, chi la difenderà da un mercato aggressivo che propone l’abbigliamento sportivo firmato di tutto punto, senza del quale non puoi fare sport perché gli altri non ti considerano? Chi le insegnerà la bellezza dello sport vissuto insieme agli altri e inteso come momento di condivisione e di benessere psicofisico?
Non posso sapere come sarà il mondo nel 2008, mi chiedo, però, quali strumenti possiamo dare ai ragazzi di oggi perché possano pensare con la propria testa e orientarsi meglio in un mondo che propone un enorme consumo di sport e bada poco alla cultura dello sport condiviso con gli altri, insomma, in un mondo che educa poco o niente i cittadini alla pratica sportiva, ma propone modelli di campioni irraggiungibili o chirurgia plastica e trattamenti per il corpo che promettono eterna giovinezza, a caro prezzo.
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