Famiglia

“La guerra di Mario”, in un film una storia vera di affido

In uscita il 3 marzo, con Valeria Golino

di Redazione

”La storia di Mario e’ una storia vera, accaduta ad una mia amica, volontaria in una casa famiglia che ha cercato di adottare un bambino ma non è riuscita”. Il regista Antonio Capuano ha spiegato ieri sera a Roma la fonte di ispirazione per La guerra di Mario, il film con Valeria Golino prodotto da Fandango e Indigo Film in uscita il 3 marzo in 50 copie, distribuito da Medusa. Giulia (Golino) e Sandro (Andrea Renzi) sono una coppia borghese della Napoli bene, lei e’ professoressa d’arte (”la mia amica insegna letteratura inglese, ma io non ne capisco niente e ho preferito le arti visive – ha detto Capuano), lui e’ giornalista. Mario (Marco Grieco) è un bambino di nove anni, nato a Ponticelli da una madre distaccata che lo maltrattava, Nunzia (interpretata da Rosaria De Cicco, attrice di molti film di Capuano e di ‘Un posto al sole’), e affidato a Giulia. Mentre lei si getta a capofitto nel rapporto con questo ”bambino difficile”, il compagno (con il quale non e’ sposata) non riesce a stabilire con Mario nessun legame, mettendo a rischio la riuscita dell’affido. ”Dopo tante madri Giulia e’ la prima madre adottiva che interpreto ma forse e’ la piu’ madre di tutte – ha detto Valeria Golino, un carnet di impegni fittissimo dal film ‘Casa nostra’ di Francesca Comencini al debutto alla regia di Fabrizio Bentivoglio (‘Lascia perdere Johnnay’) passando per Zanussi e Anghelopulos – Lei vuole tanto Mario, ma e’ difficile farsi amare da un bambino che, come direbbe lui, non le appartiene”.

”La burocrazia e’ per definizione rigida e violenta, ce la siamo creata cosi’, ho voluto anche parlare di questa burocrazia rappresentata dal Tribunale per i Minori – ha detto Capuano – L’idea era di fare un film che facesse i conti con la vita vera, questo e’ un film dialettico dove io non parteggio per nessuno o per tutti, compreso il presidente del Tribunale”. La scelta di Marco Grieco, un bambino di Napoli alla sua prima prova cinematografica, e’ avvenuta in modo poco convenzionale. ”Avevo selezionato tre bambini che potevano interpretare Mario e avevo dato loro un foglietto da leggere – ha raccontato il regista – mentre due lo hanno recitato come attori navigati, Marco mi ha detto ‘Io non so leggere’ e da una frase che io gli ho suggerito ha elaborato un suo lungo pensiero. Quando gli ho chiesto, perche’ non ripeteva semplicemente la frase, mi ha risposto: ma io sto gia’ improvvisando”. Il titolo del film viene da alcune scene in cui si sente Mario recitare racconti di bambini di guerra, piccoli guerrieri africani che sono per lui come degli amici immaginari, dei compagni di guerra. ”Anche questa suggestione viene dalla realta’ perche’ la mia amica dopo un po’ di tempo che il ”suo” bambino era andato via ha trovato molti ritagli di foto di bambini africani presi dai giornali”.

“‘Il film, prodotto con un milione di euro e’ un film spartano e frugale ma per scelta del regista non per mancanza di denaro – ha spiegato il produttore Domenico Procacci – Capuano aveva la possibilita’ di aspettare qualche mese e avere un budget piu’ alto, ma ha scelto di farlo con quella cifra non perche’ avesse fretta ma perche’ non aveva bisogno di piu’ soldi”.

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