Non profit

La immaginocome una grandecasa trasparente

Il parere di Alberto Masacci (Goodwill)

di Redazione

Il rapporto Istat sulle fondazioni ci ha mostrato che questo è un settore in forte crescita, sia dal punto di vista della nascita di nuovi soggetti (cresciuti del 57% dal 1999 al 2005) sia come mercato erogativo (complessivamente sfiora il valore di 4 miliardi di euro).
Investire in questo settore, anche attraverso la proposta della nascita di un nuovo soggetto che ne sia il punto di riferimento, significa sicuramente cogliere una grande opportunità per lo sviluppo e per la competitività del nostro Paese.
Superata la recente fase in cui il “fenomeno fondazioni” si è posto all’attenzione dell’opinione pubblica, spinto da un’ondata globale che ha coinvolto anche il nostro Paese, credo sia arrivato il momento di una riflessione seria e strategica, che coinvolga in primo luogo gli attori di questo mondo.
Se la sfida delle fondazioni italiane è quella di percepirsi, e quindi di essere percepite, come sistema, il primo obiettivo da porsi non può che essere orientato alla creazione di nuovi strumenti di conoscenza di questo settore, sotto due punti di vista: quello della rendicontazione dell’operato delle fondazioni e quello dell’analisi dei bisogni emergenti a cui dovrebbero rispondere in maniera sempre più incisiva, sia attraverso la loro attività granting che operating.
Il primo aspetto, quello della trasparenza, è fondamentale, in quanto costituisce anche una premessa per la messa in atto di nuovi meccanismi di finanziamento e di promozione della cultura della donazione nei confronti delle fondazioni. Su questo fronte, in Italia c’è ancora moltissimo da fare, se si pensa che gran parte di questi soggetti ha vissuto fino ad oggi in una sorta di isolamento, legato a percorsi filantropici individuali che raramente si sono dotati di strumenti per trasmettere e rendicontare all’esterno il loro operato.
Il secondo aspetto, quello della conoscenza dei bisogni, può diventare la vera e propria “piattaforma” per l’innovazione di questo settore. Questo significa porre le basi per una nuova generazione di soggetti filantropici capaci di coniugare anche una dimensione di intervento locale con dinamiche più ampie a livello nazionale e globale, così come di cogliere la trasversalità di ambiti sempre più strettamente legati tra loro, come la cultura e lo sviluppo del territorio.
Questi sono a mio avviso due obiettivi fondamentali che un soggetto deputato alla promozione delle fondazioni italiane in un’ottica strategica e di lungo periodo dovrebbe fare propri, naturalmente coniugandoli con altri aspetti, come la creazione di un modello innovativo di governance e partecipazione pubblico-privata e l’attivazione di meccanismi di finanziamento capaci di coinvolgere nuove forme di investimento filantropico e di imprenditorialità.
Quello che in questo momento ritengo però importante sottolineare, perché il settore delle fondazioni assuma un ruolo da protagonista nel nostro Paese, è che, ancora prima che una “superfondazione” di erogazione, questo soggetto possa essere inteso come una grande “casa trasparente” in grado di riflettere l’operato delle fondazioni italiane, e di fare di questo l’elemento fondante della sua credibilità e reputazione e dei percorsi di sviluppo che intende attivare per rispondere ai bisogni della nostra società.

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