Famiglia
La Kidman e poco altro
Cinema. Delude lattesissimo film con la star australiana.
di Redazione

Secondo molti, l?ultima e unica vera diva di Hollywood, Nicole Kidman incappa in un film non particolarmente riuscito che pare a volte un collage dei suoi maggiori successi del passato, soprattutto The Others ed Eyes Wide Shut. L?attrice australiana non riesce a salvare un?opera il cui difetto principale sta nel manico, ossia in un soggetto irrimediabilmente improbabile e brutto: un bambino di nove anni irrompe nella vita di una giovane vedova affermando di essere la reincarnazione del marito, morto dieci anni prima. Dapprima titubante, la donna finisce a poco a poco per essere presa in una vera e propria ossessione – questa la cosa più interessante del film, un sogno di distruzione ben rappresentato da una Kidman fredda e furiosa- e sempre più isolata nella vertigine della sua follia lascia il promesso sposo e finisce per credere al bambino, progettando insieme a lui il futuro.
Mentre l?azzardo vincente di The Others consisteva nell?accettare completamente la follia della protagonista adottandone lo sguardo fino alle estreme conseguenze, trasfigurando cioè la morte nella vita, in Birth l?elemento soprannaturale della reincarnazione risulta ingombrante, artificioso e mal sviluppato; il senso di mistero è affidato soprattutto alla musica sovraccarica e alla fotografia, che ritrae una bellissima, inquietante e malinconica New York innevata e interni immancabilmente tenebrosi e spettrali.
Il senso di Birth sembra essere lo scontro tra la presenza perturbante del bambino e il rigor mortis dell?ambiente borghese, il contrasto irrimediabile tra la dimensione utopica e alternativa rappresentata dall?infanzia e dal mondo dei morti e le gelide, guaste regole e convenzioni dell?alta società, ma l?insufficienza stilistica e linguistica di Glazer, il ritmo lento e faticoso del suo resoconto, lasciano il tutto al livello delle intenzioni, e sui binari di una sceneggiatura piena di vuoti e incongruenze il film procede sempre più stanco verso uno scioglimento che ai più parrà deludente e meccanico.
Rimangono all?attivo del film (che vanta un paio di sequenze di altissimo virtuosismo tecnico, ma non bisogna confondere la tecnica con lo stile) l?ottima interpretazione della Kidman, il cui lodevole coraggio nel ricercare progetti anticonvenzionali non sembra aver dato questa volta risultati soddisfacenti, e la forte, sarcastica presenza della rediviva Lauren Bacall, anch?essa reduce dal formidabile Dogville.
Andrea Leone
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