Non profit

La legge c’è, ora serveun vero decollo.Ecco la rotta giusta

anteprima Il primo policy paper italiano sull'impresa sociale

di Redazione

Alcuni mesi fa l’ufficio per il terzo settore del Cabinet Office del governo inglese ha affidato a diversi ricercatori il compito di redarre alcuni documenti (think pieces) dove, a partire da dati e analisi scientifiche, venivano delineate le politiche per lo sviluppo dell’impresa sociale, facendo seguito così all’approvazione della normativa che ha riconosciuto in quel Paese una nuova forma giuridica, la “Community Interest Company”. Esiste quindi un percorso parallelo dell’Italia, anche se è evidente che nel Regno Unito l’impegno e il conseguente investimento del governo appare decisamente maggiore. Basti pensare che ha promosso la nascita di una “Coalizione per l’impresa sociale” e che ha stabilito il “Social Enterprise Day” (per chi fosse interessato cade il 15 novembre).
Senza voler attendere un improbabile, simile incarico dall’esecutivo italiano, il Network Iris ha deciso di proporre un proprio contributo che ha per oggetto le politiche di sviluppo per l’impresa sociale, aprendo così una nuova stagione di confronto fra i diversi policy maker e tentando di “dare gambe” a una normativa che, appena approvata in tutte le sue parti, rischia però di rimanere inapplicata proprio per l’assenza di incentivi. Naturalmente il documento non intende avocare alla comunità scientifica il compito di definire e implementare le politiche. Si tratta semplicemente di un contributo che, sulla base di una rivisitazione dei principali elementi di conoscenza accumulati in questi anni, cerca di proporre alcune linee guida per un confronto che coinvolga soprattutto, ma non solo, i decisori pubblici.
La prima versione del policy paper verrà presentata e discussa in occasione del workshop nazionale, avviando così un percorso che seguirà da vicino quello inaugurato dal Libro verde sul Welfare recentemente presentato dal governo.

Le proposte
Quali sono quindi le proposte che emergono dal documento in preparazione? Politiche realmente efficaci per l’impresa sociale possono scaturire da un mix di azioni combinate che incidono su almeno quattro ambiti fondamentali. Il primo riguarda la visibilità dell’impresa sociale. Si tratta infatti di un fenomeno che risulta ancora poco conosciuto nelle sue peculiarità costitutive settori importanti della pubblica amministrazione e dello stesso terzo settore. Il secondo ambito consiste nel sostegno all’innovazione per cercare di rendere patrimonio comune le sperimentazioni su prodotti, processi organizzativi e politiche settoriali promosse da imprese sociali, ma che non hanno ancora trovato adeguata valorizzazione. Terzo ambito riguarda gli interventi a livello locale, considerando che la maggior parte delle imprese sociali agisce proprio in contesti territoriali ristretti. Infine è necessario prevedere iniziative a favore del capitale umano, ovvero il principale “asset” dell’imprenditoria sociale, il fattore cruciale per sostenere la continuità e la qualità dei processi produttivi e di governo.

Idee da mettere in pratica
È chiaro che un’azione combinata a questi diversi livelli rischia di generare un elenco di politiche molto consistente e forse anche scarsamente sostenibile, considerando la congiuntura economica sfavorevole. Ecco quindi in anteprima alcune proposte che possono essere intraprese fin da subito senza generare un aggravio eccessivo per la spesa pubblica. La prima riguarda la realizzazione di una campagna informativa a livello nazionale allo scopo di promuovere l’impresa sociale presso l’opinione pubblica e presso alcuni interlocutori mirati, in modo che il dibattito non rimanga confinato ai soli “addetti ai lavori”. La seconda proposta consiste nell’apertura di un bando nazionale per il finanziamento di progetti realmente innovativi, utilizzando il modello di Fertilità, ma con una dotazione ben maggiore e prevedendo magari il cofinanziamento da parte di altri enti come le fondazioni bancarie. Una simile iniziativa potrebbe essere riproposta a livello locale, dirottando le risorse della nuova programmazione del fondo sociale europeo per sostenere, ad esempio, la diffusione di imprese sociali nei nuovi settori di attività. Infine si dovrebbe favorire un’uguale fruibilità dei diversi modelli giuridico-organizzativi, ad esempio armonizzando i benefici a livello fiscale e tributario per evitare così forme di discriminazione interna al settore. Altri capitoli saranno oggetto di attenzione, ad esempio i contratti di lavoro, la raccolta di capitale, le reti di impresa, ecc. ma la prospettiva si sposta, realisticamente, nel medio periodo. L’appuntamento è quindi fissato per il 18 e 19 settembre per completare e approfondire l’agenda delle politiche per l’impresa sociale.

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