Non profit

La lezione di Imperia

di Redazione

A nnarita entra con le sue amiche all’Oviesse di Imperia. Annarita ha 20 anni, è simpatica e carina. Ma il direttore le chiede di uscire, immediatamente, e non si spiega come mai sia entrata nel suo negozio. La ragazza si scusa, è un po’ sorpresa, ma ubbidisce ed esce. Gli altri clienti che assistono alla scena protestano ed escono anche loro per solidarietà. Già. La notizia è vera, è successo proprio così. Ma manca un pezzo, un piccolo dettaglio che la rende comprensibile, oppure ne conferma l’incomprensibilità. Annarita è entrata nel negozio seduta su uno scooter elettrico di piccole dimensioni, ma un po’ appariscente, perché ha anche una piccola capottina, per riparare dalla pioggia. Annarita è una ragazza disabile. Ecco, adesso la notizia è quasi completa. Potremmo aggiungere le scuse ufficiali dell’azienda, le interviste televisive ad Annarita, il suo tono dimesso, educato, sereno. Annarita non ha voluto sporgere denuncia, le basta sapere che l’episodio non è rimasto sotto silenzio, e spera che non si ripeterà più. Io non mi stupisco affatto. Penso anche di aver capito che cosa è successo. Il direttore dell’Oviesse di Imperia non conosce le leggi antidiscriminazione, non sa che commette un reato quando caccia un cliente che non sta rubando o comportandosi in modo osceno; non sa nulla della disabilità, non distingue una sedia a rotelle manuale da una carrozzina elettrica, non pensa prima di parlare. Insomma è un italiano medio perfetto, né meglio né peggio di tanti altri, solo un po’ più diretto e meno ipocrita. Nell’anno della Convenzione Onu forse sono proprio questi gli episodi che chiariscono a tutti in che cosa possa consistere oggi la discriminazione e la non integrazione delle persone disabili. Annarita è una ragazza per bene, e trovo efficace il suo comportamento non arrogante, anzi quasi dimesso. Ma non sempre è giusto chinare il capo, i diritti sono opportunità anche per gli altri, non solo per se stessi.

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