Mondo

La moneta non è ricchezza. Domani ne faremo senza

di Redazione

in crash il sistema, perché la velocità imposta era insostenibile. Le banche per stare al passo hanno dato il via a una pseudo innovazione di prodotti finanziari. E ora il rischio
è quello della morte traumatica della moneta. L’unica via di uscita, spiega Pierangelo Dacrema,
è il coraggio di una
moneta unica mondialeÈ più che mai prezioso, oggi, il lavoro di chi sta cercando di mettere in luce il ruolo debordante del sistema finanziario, il suo potere enorme, da un lato del tutto immeritato e dall’altro ? in modo solo apparentemente paradossale ? pericolosamente fragile.
La normale percezione che il denaro sia il pilastro e il criterio di governo di qualsiasi economia individuale e collettiva non ci aiuta a interpretarlo nella sua essenza, cioè come un fenomeno estraneo all’intima qualità del fatto economico. Il quale si apre con la magia dell’attitudine umana a ideare un evento o un oggetto, dal più semplice al più complesso, e si chiude con la nostra non meno straordinaria capacità di concretizzarlo, condurlo per mano dal mondo del pensiero a quello della realtà effettuale. Tutto qui. Gli uomini del neolitico, con una fatica che ci è dato soltanto di immaginare, hanno regalato ai loro discendenti progressi tangibili e del tutto svincolati dall’esistenza e dall’uso del denaro. Certo, l’avvento della moneta e delle banche ha aumentato la velocità degli scambi, promuovendo anche quella della produzione. Ma lo strumento finanziario si è solo incaricato di rendere più scorrevole il perfezionamento del fatto economico, i cui elementi fondanti e costitutivi rimangono il pensiero e l’azione che ne consegue.
Diciamo che l’economia è l’automobile, e la moneta è la benzina. È chiaro come una vettura ferma e con il serbatoio vuoto ci appaia un mezzo pressoché inutile. Ma nel nostro caso, per completare il parallelo, occorre aggiungere che l’economia è un mezzo in grado di funzionare ? e la preistoria ne è una prova indiscutibile ? anche senza il carburante della moneta. Qualcuno obietterà, e con molte ragioni, che la velocità è una qualità fondamentale di qualsiasi economia, così come di qualsiasi automobile. E qui sta il punto. Per confezionare un numero sempre maggiore di vestiti, una sarta munita di ago e filo dovrà rassegnarsi a notti insonni e affidarsi soltanto alla destrezza delle sue mani. Diverso sarebbe il suo destino se venisse dotata di una macchina per cucire che, oltre al meritato riposo, le garantirebbe un risultato superiore a quello di prima.
L’evoluzione tecnologica ha promosso anche un grande affinamento del denaro come strumento. Le banche stesse hanno promosso una fenomenale moltiplicazione delle sue opportunità di impiego e di trasferimento. Ma oltre un certo limite non si va. È esistita, in passato, un’innovazione finanziaria autentica, consistente. Ma quella a cui si è assistito negli ultimi anni è stata apparente, artificiale, anche perché il denaro e i suoi succedanei oppongono una certa naturale resistenza a modifiche di tipo sostanziale. Proprio tale pseudo-innovazione ha spinto il denaro a esprimere una velocità insostenibile, o comunque difficile da sostenere per periodi non brevi. Si è pensato che una nave potesse muoversi come un razzo. Si è voluto che le mani di una sarta diventassero veloci come una macchina per cucire. Si è preteso di andare sulla luna con un’automobile.
La verità è che il denaro non è la risposta all’attuale e concreta esigenza di una maggiore velocità per la soluzione dei grandi problemi economici che assillano il pianeta. La questione non è solo italiana o solo europea, bensì planetaria. E allora facciano, i grandi del mondo, ciò che, colpevolmente, non hanno fatto all’indomani della crisi devastante del 2008. Si siedano ? Cina, Stati Uniti ed Europa ?, attorno a un tavolo e si accingano per davvero a una nuova Bretton Woods. Si costruiscano i presupposti per una moneta unica mondiale in cui non si volle credere nel 1944. E al tempo stesso si prenda atto delle ragioni alla base dell’irrealizzabilità dell’utopia keynesiana: a) un eccesso di emissioni di moneta uccide la moneta attraverso l’inflazione; b) se si cerca di aggirare la questione mediante l’emissione di titoli emerge un altro problema, non più piccolo del precedente, in termini di inflazione da titoli. Si faccia la moneta unica mondiale ? non occorrerebbe più di una manciata di anni con l’ingrediente della volontà politica ?, e si adotti un linguaggio comune, con la consapevolezza che si tratta di un passaggio indispensabile per oltrepassare i limiti di un linguaggio ormai superato. Potremmo così evitare una morte traumatica della moneta ? ciò che attualmente si rischia e che ci porterebbe indietro di un paio di secoli ? e prepararci a un suo dolce e indolore tramonto. Nuovi rapporti fiduciari si prospettano, molto più efficaci di quelli fondati sulla moneta, molto più veloci di quanto la moneta consenta, molto più congruenti con un’idea convincente di mercato. Non è un sogno ma una realtà a portata di mano. Viviamo di gesti, non di denaro. Viviamo di fatti pensati e intelligentemente premeditati. In economia il pensiero è azione, e il pensiero è più veloce della luce.

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