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La nuova squadra bdi Stefano Borgonovo

Sla Massimo Mauro racconta come ha convinto l'amico ad uscire allo scoperto

di Redazione

Entrambi gli ex calciatori oggi siedono nel direttivo dell’Aisla. È lì che il bomber viola ha deciso di uscire allo scoperto.
E adesso nascerà la Fondazione Borgonovo « S ono contento. È andato tutto bene, mancava solo Mario». Il 9 ottobre, il giorno dopo Fiorentina-Milan, al “telecronista” Massimo Mauro è arrivata una mail molto breve. La firma era quella di Stefano Borgonovo. Mario invece è il medico Mario Melazzini, presidente dell’Aisla, lui stesso vittima della sclerosi laterale amiotrofica. Sia Borgonovo che Mauro lo conoscono bene. Entrambi, infatti, siedono nel consiglio nazionale dell’associazione. L’applauditissimo Borgonovo Day di Firenze è nato proprio lì, nel Centro Nemo dell’ospedale Niguarda di Milano. Dove Melazzini coordina un reparto all’avanguardia nel mondo. E dove, nel giugno scorso, Mauro ha ritrovato Borgonovo. Si erano persi di vista da tempo. Mauro però sapeva: «Melazzini mi aveva informato». «La prima cosa che ho detto a Stefano è che doveva parlare. Che doveva rendere pubblica la sua condizione. Che se avesse voluto gli avrei messo a disposizione Sky».
Vita: Che cosa le rispose?
Massimo Mauro: Nulla. Lasciò cadere l’invito nel vuoto.
Vita: Poi però il 5 settembre Borgonovo è finito davvero su Sky e sulla prima pagina del Corriere della sera . Come l’ha convinto a uscire dal guscio?
Mauro: Non sono uno abituato a rompere le scatole. Lui però aveva un grande bisogno di comunicare. L’insistenza della moglie e del suo procuratore hanno avuto un ruolo importante. E forse anche la considerazione che io ero uno che aveva fatto il suo mestiere. Questa malattia la conosco bene. È da cinque anni che con la Fondazione Vialli e Mauro mi occupo di Sla.
Vita: Come avete conosciuto l’Aisla?
Mauro: Una volta deciso che le nostre attività avrebbero finanziato la lotta alla Sla, ci siamo informati su quale avrebbe dovuto essere il nostro interfaccia. L’incontro con Melazzini è venuto di conseguenza.
Vita: Perché proprio la Sla?
Mauro: Perché ormai tutti la indentificano con la malattia degli sportivi.
Vita: Il pm di Torino Raffaele Guariniello parla senza veli di “malattia professionale”. Sbaglia?
Mauro: Per quanto ne sappiamo, sì. Quando i magistrati hanno tentato di travestirsi da scienziati e hanno fatto circolare certe supposizioni, sono andati a vedere quanti ciclisti avessero contratto la malattia. Ecco, nella storia del ciclismo, sottolineo del ciclismo, non c’è un malato di Sla.
Vita: Nel calcio però ci sono 51 casi accertati, morti compresi. E secondo uno studio promosso dall’Associazione vittime del doping, su un campione di oltre 7mila professionisti, a fronte di un’incidenza “standard” della Sla di 1,24, quella osservata è stata del 6,45. Qualche dubbio viene?
Mauro: Lo so bene. La ricerca l’abbiamo finanziata noi. Quello che manca però è il nesso fra l’assunzione di farmaci e la malattia. Relazione che manca anche nel caso di doping. Anche fra i contadini, per esempio, i tassi di contagio sono molto alti. Certo, parlare dei calciatori, in modo spesso violento e improprio, fa vendere molte più copie di giornali.
Vita: Un altro ex calciatore, Massimo Orlando, dopo aver visto Borgonovo, ha invece dichiarato pubblicamente di avere paura. Lei non ha paura della Sla?
Mauro: Io non lo so se, quando giocavo, qualcuno nella fiala del Voltaren ci ha infilato qualcos’altro. Non lo so e ho il massimo rispetto dell’ansia di Orlando, ma le cose che ha detto sono delle gran cavolate. Il punto non è aver paura e nemmeno trovare il colpevole. Il punto è cosa può fare il calcio per i malati.
Vita: Un altro calciatore della Fiorentina, questa volta in attività, Riccardo Montolivo, ha proposto di devolvere l’1% degli ingaggi alla ricerca. Può essere un’idea da sostenere?
Mauro: È da cinque anni che la nostra fondazione organizza eventi – finora abbiamo raccolto 900mila euro – e tenta di coinvolgere le istituzioni del calcio. E adesso, probabilmente anche sull’onda emotiva della serata di Borgonovo, la Lega e l’Associazione calciatori hanno preso un impegno pubblico. Qualcosa si sta muovendo anche ai piani alti.
Vita: E Borgonovo, invece, cosa farà nei prossimi mesi?
Mauro: Ormai ha imboccato un percorso. Il prossimo passo sarà la costituzione della Fondazione Stefano Borgonovo per la Sla. Mi sembra una scelta azzeccata.

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