Mondo

La nuova strategia degli Indignados

Cacciati da Zuccotti Parke, rispuntano ovunque in città

di Redazione

di BARBARA PIANCA, da New York

Qualcuno all’inizio aveva provato a etichettarlo come un fenomeno di costume che sarebbe svaporato nel giro di poche settimane, ma oggi quasi nessuno osa più sminuirlo. Gli Indignados di New York – e con loro quelli di tutti gli States, l’Europa, l’America Latina e il Medio Oriente – sono seriamente determinati a bucare il mondo della finanza così come lo conosciamo e perseverano nel loro intento. Hanno occupato a metà settembre Liberty Plaza, conosciuta anche come Zuccotti Park, situata ai piedi di Wall Street, e dopo che la settimana scorsa, durante la notte del 15 novembre, il sindaco Michael Bloomberg li ha fatti sgomberare, hanno semplicemente continuato a fare quello che facevano prima. Manifestano, dibattono, si confrontano, immaginano possibilità sociali diverse e lo fanno collettivamente, attraverso momenti di confronto assembleare. Di per sé parecchie idee potrebbero essere scambiate per “sempre le stesse”, e c’è anche parecchio “andare contro” senza necessariamente proporre con precisione alternative realizzabili. Ma ci sono anche delle novità incontrovertibili, a partire dalla perseveranza e dalla pluralità di voci.

Non esiste un’unica ideologia e così anche se alcune idee sono già pericolosamente vecchie, anche se qualcuno inneggia alla guerriglia, anche se qualcun altro vede cospirazioni ovunque, si tratta solo di alcune delle visioni e delle personalità che sono benvenute nel movimento. Un movimento che di democratico ha proprio questo: lo spazio per il pensiero e l’immaginazione di tutti, a partire dalla volontà di smantellare lo strapotere dei vertici della finanza internazionale.

Così, se anche fisicamente Zuccotti Park da una settimana non ha più la struttura fisica del campo degli occupanti, è diverso solo all’apparenza. Di fatto, anche ieri era lo stesso, con i manifestanti riuniti ad ascoltare un oratore d’eccezione, il nostro Roberto Saviano, arrivato a New York proprio su invito dei vertici di Occupy Wall Street, per spiegare come la mafia benefici, e parecchio, della crisi economica mondiale. E poi la massa è capace di spostarsi. In questi ultimi giorni, in un numero che a seconda delle fonti si aggira tra le 10.000 e le oltre 30.000 persone, è tornata ad occupare il ponte di Brooklyn, ha marciato nell’Upper East Side di Manhattan praticamente fin sotto casa del sindaco (che miopemente ha voluto dichiarare il fallimento degli Indignados), ha preso di mira le metropolitane, e venerdì scorso ha fatto la sua parte in un altro Action Day internazionale.

Gli arresti e i fermi continuano, ma finora non hanno indebolito la spinta di questo movimento, che anzi si rafforza sempre più a livello internazionale. Il Centro Media di Occupy Wall Street sulla sua televisione web Global Revolution tiene l’attenzione puntata sul Cairo. Quello che sta succedendo in Piazza Tahrir e quello che succede a Liberty Plaza è messo sullo stesso piano teorico, certo fatte le debite distinzioni di contesto politico-sociale. Sono tutti Indignados. Stanchi dell’ingiustizia che c’è.

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