Famiglia
La nuova vita di Mukhtar Mai
Pakistan. Due anni fa il suo caso fece il giro del mondo: violentata per una vendetta tribale. Oggi quella donna racconta comè uscita dal dramma (di Pablo Trincia).
di Redazione

In un piccolo villaggio del Pakistan vive una donna che è riuscita a trasformare un dramma personale in un atto d?amore. Il capo coperto da un velo, gli occhi neri e profondi, la voce timida di chi parla solo quando è interpellato, Mukhtar Mai è diventata un simbolo di dignità e speranza. Due anni e mezzo fa, mentre si trovava nella sua abitazione nel villaggio di Mirwala, Stato del Punjab, alcuni uomini le sono entrati in casa: suo fratello aveva avuto l?impudenza di frequentare la famiglia di un facoltoso clan famiglia locale, i Mastoi.
Un affronto che non poteva restare impunito e il verdetto del panchayat (il consiglio tribale) fu immediato: Mukhtar avrebbe pagato di persona l?onta del fratello e, per questo, quattro uomini Mastoi la violentarono ripetutamente. I familiari di Mukhtar si fecero coraggio, sporsero denuncia, informarono i media. La notizia fece il giro del mondo e i violentatori furono condannati alla pena di morte e a un risarcimento di poco meno di 600mila rupie pakistane (circa 10mila dollari). Oggi hanno fatto ricorso in appello ma Mukhtar, che ha 32 anni, ha deciso di non tenere quei soldi per sé. Così ha comprato due stanze e le ha trasformate in una piccola scuola, aperta anche per le bambine.
«Zindagi abhi acchi chalti hai» (la mia vita è tornata a scorrere normalmente), dice con un sospiro Mukhtar, che non parla inglese, ma solo l?urdu. Vita l?ha raggiunta nel suo villaggio di Mirala, per farsi raccontare la sua storia.
Vita: Mukhtar Mai, a due anni e mezzo da quell?episodio terribile, cos?è cambiato?
Mukhtar Mai: Per me sono cambiate molte cose. Quella violenza mi ha segnato per la vita, ma allo stesso tempo ho trovato il modo di dedicarmi al prossimo e di fare qualcosa di utile per la mia comunità. Ma in un certo senso sono una privilegiata: la mia storia è stata raccontata, molta gente mi ha offerto il proprio supporto e questo mi ha aiutata. Per molte altre donne delle aree tribali non è così. Continuano a vivere all?ombra di uomini e famiglie che le privano di ogni diritto. Nessuno conosce il loro dramma.
Vita: Da cosa è nata la sua scelta di costruire una piccola scuola?
Mukhtar: Volevo insegnare alle bimbe e ai bimbi di questo luogo i loro diritti di esseri umani e di musulmani. L?educazione è la vera arma contro l?intolleranza e l?ignoranza. Vederli seduti insieme mentre imparano a leggere è una grande vittoria.
Vita: Perché in Pakistan si calpestano spesso i diritti della donna?
Mukhtar: Il problema è che le città e le aree tribali sono due mondi completamente diversi. Nei villaggi l?Islam viene mischiato con il codice tribale ai danni di madri, figlie e mogli, che valgono poco o nulla. Ho sentito dire che da voi, in Occidente, non è così. Le donne da voi sono libere ed emancipate. Qui non conosciamo il significato di queste parole.
Vita: Gli uomini che le hanno fatto del male sono stati condannati a morte e sono in attesa di giudizio.
Mukhtar: è giusto che paghino. Anche se non è a loro che penso, ma ai miei familiari. Il loro supporto è stato fondamentale per me. è stato anche grazie a loro che ho ritrovato il coraggio di vivere e di affrontare questa sfida.
Vita: Cosa sogna oggi Mukhtar Mai?
Mukhtar: Vorrei continuare a insegnare ai bambini del Multan e vivere una vita tranquilla. E continuo a sperare di trovare una mia famiglia e di avere io stessa dei figli miei.
Pablo Trincia
Per aiutare Mukhtar si può fare una donazione
alla sua fondazione: www.mukhtarmai.com