Con la sua santa semplicità e la sua sconfinata simpatia, questo Papa Francesco dice cose e frasi che se le avessero dette altri, avrebbero scatenato o l’ilarità o lo scandalo. Ad esempio, nell’udienza di mercoledì 8 maggio u.s., a 802 Superiore delle suore di tutto il mondo, dice che la castità deve essere feconda e generare figli spirituali della chiesa.
E poi esce con una battuta straordinariamente efficace, rinfrescando una parola, ai tempi molto citata, ma oggi dimenticata e trascurata. Tra le risate e gli applausi dice, alle compassate Superiore (non so se le ha stravolte e quasi offese): “La consacrata è madre, deve essere madre e non zitella. Scusatemi se parlo così”.
Bestiale! Direbbero i nostri ragazzi. Per me, invece, prete mezzo balordo, sentire il Papa usare il mio vocabolario e le espressioni popolari, semplici ma fortemente significative, commuove e seduce.
Poi ha continuato. Immaginatevi sempre le 802 Superiore, ripeto, con l’aria autorevole delle sessantenni illuminate e scelte dallo “Spirito”: “Pensiamo al danno che arrecano al popolo di Dio gli uomini e le donne di chiesa che sono carrieristi, arrampicatori, che usano il popolo, la Chiesa, i fratelli e le sorelle – quelli che dovrebbero servire – come trampolino per i propri interessi e le ambizioni personali. Questi fanno un danno grande alla chiesa”.
Mi accusano di pensieri cattivi. Secondo voi, quelle 802 Superiore, saranno tutte sante, disinteressante, slegate dal potere e dalle ambizioni? Il dubbio è di dovere.
E Papa Francesco chiude con una battuta, degna della sua santità e tenerezza, testimoniata già la sera della elezione: “Che cosa sarebbe la chiesa senza di voi? Le mancherebbe maternità, affetto, tenerezza! Intenzione di madre”.
È proprio vero. Lo Spirito Santo non poteva scegliere di meglio.
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