Non profit
la piattaforma che non c’è
cari politici... L'«altra economia» detta le sue priorità al futuro governo
di Redazione
Lo sviluppo di Banca Etica continua, e sempre più colloca il suo progetto nell’ambito dell’innovazione sociale: uno strumento a disposizione del cittadino socialmente responsabile, una banca che risponde ai bisogni di singole persone o organizzazioni e guarda al bene comune. Alla vigilia di un nuovo, precoce, appuntamento elettorale e in ragione dei nostri valori fondanti e del nostro radicamento nel territorio, non possiamo prescindere dall’interrogare il mondo della politica e chiedere nuova attenzione sui temi di cui siamo fedeli e orgogliosi sostenitori, per favorire intorno ad essi una dovuta riflessione culturale. È necessario rivalutare l’importanza del “fare politica”, quella con la P maiuscola, che è partecipazione e responsabilità.
Alla politica, che è alla ricerca – e, direi, ha un disperato bisogno – di innovazione, chiediamo di ispirarsi a quella parte del Paese che ha tradotto la solidarietà in imprenditorialità, che ha messo al servizio del bene comune idee, creatività e professionalità, che pensa al domani mentre costruisce l’oggi e che fonda le relazioni sulla convivenza pacifica e civile. Mentre vengono messi all’indice i limiti dell’azione pubblica e il ruolo della politica, i temi in agenda nel dibattito sembrano alimentare un’ulteriore perdita di capitale sociale e di senso civico: occorre riparare dando priorità al sostegno del tessuto sociale e allo sviluppo dei territorio. Noi abbiamo individuato come strategici alcuni ambiti rispetto ai quali manifestiamo la nostra completa disponibilità ad una riflessione comune.
Banca Etica vive la difficoltà di fare banca in un modo diverso, a partire dalla sua presenza sul territorio; gli strumenti idonei a centrare gli obiettivi che ci siamo dati non trovano sostegno nel contesto culturale e normativo in cui operiamo; certamente perché di strumenti nuovi si tratta e, forse, anche perché intercettano volumi che hanno ricadute potenzialmente enormi in ambito sociale, ma ridotte sul piano strettamente economico.
Riguardo all’attività di microcredito – strumento dedicato alla stringente necessità di dare risposte alle nuove forme di povertà o di difficoltà di accesso al credito – colpisce come tutta la normativa di supporto e collaterale (ad esempio in tema di riconoscimento dei soggetti beneficiari ai fini antiriciclaggio) non tenga in alcun conto la specificità dell’azione ma conosca paradossalmente una deroga nelle ipotesi di credito al consumo; questi vincoli normativi rappresentano, pur nella coscienza della loro necessità in via generale, un forte motivo di preoccupazione per lo sviluppo di una forma di promozione della persona, di sostegno alle situazioni di difficoltà, e di consapevolezza nell’uso del denaro che, soprattutto in zone particolarmente colpite dal fenomeno dell’usura, può rappresentare un presidio di forte valore sociale e di sicuro effetto, come dimostra la legislazione nazionale in tema di fondi antiusura. In riferimento al microcredito alla piccola impresa, un’opera di sensibilizzazione presso gli enti locali e un sistema che
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