Cronache russe
La politologa in esilio: «In Russia i migranti sono tutti “benvenuti”, ma solo per essere controllati»
«Dal primo settembre entrerà a pieno regime un registro di controllo per gli stranieri», spiega Ekaterina Shulman, «che li obbliga a sottoporsi alla rilevazione delle impronte digitali; farsi scattare una foto biometrica e dare il consenso al monitoraggio della geolocalizzazione tramite un’app mobile». Nel Paese si registra una grave carenza di manodopera in edilizia, servizi pubblici e logistica, servirebbero 500mila nuovi migranti ogni anno. «Vogliono che le persone entrino, ma poi le obbligano a vivere senza diritti»

Ekaterina Shulman è una politologa russa, professoressa, autrice di podcast e conferenze divulgative in cui spiega, con chiarezza e ironia, il funzionamento della macchina statale russa, come vengono prese le decisioni e quali forze dominano nella vita pubblica e politica. Viene spesso definita “la voce della ragione” per decine di migliaia di ascoltatori russofoni nel mondo. Dal 2022 lavora fuori dalla Russia, restando però una delle osservatrici più influenti della realtà del Paese.
Shulman ha partecipato a un incontro che ha riunito gli ascoltatori del programma “Status”, progetto di “Eho”, l’ex stazione radio “Echo Moskvy”, chiusa dalle autorità russe. Un momento pensato sia per la sia per la diaspora russofona che per chi cerca di capire in che direzione si muove la Russia nel tempo di guerra e nel dopoguerra. Diversi gli argomenti trattati: dall’annunciato disgelo russo-americano che di fatto non si sta realizzando all’andamento della guerra in Ucraina passando per l’agenda interna russa che non lascia intravedere segnali di de-escalation, anzi. Shulman rileva che nella regione dell’Altaj i compensi per firmare un contratto con il Ministero della Difesa sono saliti da 800mila a 1,5 milioni di rubli (da 8mila a 15mila euro): «Significa che i Kpi per il reclutamento restano invariati, ma con i soldi precedenti la gente non si arruola più». Nelle regioni dove «800mila rubli sono una cifra enorme», ora ne servono quasi il doppio. Particolarmente di rilievo le questioni che riguardano la politica migratoria del Paese. Shulman parla dell’antinomia dell’approccio russo: «Da un lato, il mercato del lavoro ha bisogno di nuove braccia; dall’altro, la politica antimigratoria resta uno dei pochi temi permessi nel dibattito parlamentare». E aggiunge: «È un modo per distogliere l’attenzione della popolazione dalla guerra infinita, spostandola verso la paura per l’eccessivo numero di migranti». La formula, secondo lei, è questa: «Venite quanti volete. Nessun limite all’ingresso… ma una volta arrivati, vi toglieremo la possibilità di vivere e lavorare serenamente». Questo mix lo definisce «un terreno fertile per la corruzione, la violenza e l’assenza di diritti».
Dal primo febbraio 2025 infatti è stato introdotto un nuovo strumento: il registro dei soggetti controllati. Secondo la delibera del governo della Federazione Russa n. 255 del 22 febbraio 2024, l’esperimento relativo al Registro delle persone controllate è stato pianificato come un progetto graduale della durata di quattro anni (fino alla fine del 2028). Dal primo febbraio 2025, l’esperimento viene attuato a Mosca e nella regione di Mosca. Dal primo settembre 2026, è previsto il suo ampliamento a San Pietroburgo e alla regione di Leningrado. Il progetto potrebbe essere esteso a livello nazionale se le autorità ne valuteranno positivamente i risultati.
In pratica tutti gli stranieri (eccetto diplomatici, minorenni e cittadini bielorussi) — quindi anche cittadini italiani che lavorano in Russia — devono: sottoporsi alla rilevazione delle impronte digitali; farsi scattare una foto biometrica; dare il consenso al monitoraggio della geolocalizzazione tramite un’app mobile obbligatoria; notificare al ministero dell’Interno ogni cambiamento di residenza entro tre giorni lavorativi. Se l’app non rileva la geolocalizzazione (questo strumento entrerà in vigore il primo settembre), lo straniero viene inserito nel registro dei soggetti controllati, il che comporta: blocco dei conti bancari; divieto di cambiare luogo di residenza; impossibilità di guidare o contrarre matrimonio. L’inserimento nel registro è extragiudiziale e segreto. Shulman sottolinea: «Nessuno ve lo comunicherà. Scoprirete semplicemente che i vostri conti sono stati bloccati. È come un braccialetto per gli arresti domiciliari… ma che scegliete volontariamente di portare con voi».
Come verrà verificata la residenza dichiarata dal migrante non è chiaro. Ma qual è il senso del tracciamento se uno può lasciare il telefono con l’app in un angolo? È una falla che rende inutile l’intero sistema di sorveglianza. Secondo i dati di Rosstat e del Ministero dell’Interno, nel 2024 in Russia vivevano oltre 10 milioni di migranti, di cui circa 5 milioni con lavoro legale. La maggior parte proviene da Uzbekistan (2,5 milioni), Tagikistan (1,5 milioni), Kirghizistan (circa 700 mila). Oggi si registra una grave carenza di manodopera in edilizia, servizi pubblici e logistica, così il Ministero del Lavoro stima che il paese necessiti ogni anno di almeno 500mila nuovi migranti. Tuttavia, dal 2022 si è registrato un calo dei permessi di lavoro e un aumento della repressione nelle regioni.
Anche se per ora la legge sperimentale si applica a poche regioni il deputato Jaroslav Nilov propone già di limitare l’acquisto delle sim telefoniche: una per ogni migrante. «Benvenuti tutti da noi», conclude Shulman, «ma quando arriverete, vi priveremo della possibilità di vivere e lavorare serenamente». È questo il risultato della politica migratoria russa: al tempo stesso caotica, repressiva ed economicamente autodistruttiva. E se da qualche parte soffia il vento, non è certo nella direzione della de-escalation — né in politica estera, né interna.
Credit foto Wikipedia
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