Non profit

La prevenzione? Meglio metterla nero su bianco

Franco Bettoni (Anmil): «Il bilancio sociale è decisivo»

di Redazione

Condivido moltissimo la scelta della Filca Cisl di realizzare un bilancio sociale»: è netto il giudizio di Franco Bettoni, presidente dell’Anmil, l’Associazione nazionale fra lavoratori mutilati e invalidi del lavoro, che al tema della sicurezza e alla prevenzione degli infortuni dedica da sempre molte iniziative pubbliche di sensibilizzazione (la più recente, una mostra fotografica itinerante, per far toccare con mano a ciascuno cosa significa trascurare le basilari precauzioni nell’ambiente di lavoro. Attualmente l’esposizione è a Udine, dove rimarrà aperta fino al 17 aprile, a Casa Cavazzini). «Assumere una decisione come quella di Filca», prosegue Bettoni, «vuol dire mettersi al centro di una discussione assolutamente rilevante».
Perché è così importante?
Perché è dove dobbiamo andare tutti. Bilancio sociale vuol dire responsabilità sociale. Ce l’ha l’impresa. Ce l’ha il sindacato. Che ora ha cominciato a esercitarla in modo più esplicito.
Come giudica il fatto che proprio la Filca sia la prima realtà sindacale nazionale a realizzare il bilancio sociale?
La Cisl è una organizzazione all’avanguardia. La Filca poi è presente sul territorio, sta in mezzo alla gente. Quindi è un interlocutore sempre valido e molto attento alle tematiche di cui ci occupiamo. Del resto i nostri temi sono anche i loro. Basti pensare alla patente a punti che ancora deve essere sperimentata ma che, sono convinto, potrebbe contribuire a ridurre incidenti e malattie professionali. Aggiungo che gli enti bilaterali sono trainanti su tantissime cose. In particolare sul fronte sicurezza, legalità e lavoro nero.
Ma un report può avere effetti concreti sulla sicurezza sul lavoro?
Certo. Anche la formazione fa sicurezza. Il bilancio sociale poi coinvolge a cascata tutte le persone coinvolte. I due soggetti principali sono il lavoratore e il datore di lavoro: sono loro i primi che devono fare sicurezza applicandola responsabilmente. Quindi da una parte c’è la responsabilità sociale, dall’altra la condivisione di una consapevolezza: il lavoro non sicuro non va fatto perché c’è di mezzo l’incolumità del lavoratore, il benessere della persona e di conseguenza quello della sua famiglia. Il bilancio sociale poi contribuisce a rilanciare il tema della sicurezza di cui occorre continuare a parlare.
In che senso?
Si fa sicurezza anche discutendone, organizzando incontri e momenti di confronto come la mostra fotografica che da due anni portiamo in giro per il Paese, parlando coi giovani che saranno i futuri lavoratori. Per questo l’Anmil da anni va nelle scuole, a parlare di cultura della prevenzione. Se si parlasse non solo di calcio e di veline, ma anche di lavoro e sicurezza sul lavoro, qualche problema in meno l’avremmo.

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