Mondo
La propaganda attraverso le poesie
I fedelissimi essicurano che Bin Landen continuerà a vivere nei sui versi
di Redazione
La faccia ‘poeticà dello sceicco del terrore: l’esaltazione di una »onorevole morte« per la Guerra Santa è uno dei temi centrali delle poesie di Osama Bin Laden, che aveva l’abitudine di celebrare anche in versi la Jihad. Per esaltare il suo ruolo carismatico, Bin Laden ha fatto spesso uso dell’elegia. »Versi in arabo, alcuni con la lingua antica del Corano, per celebrare la Jihad. Poesie epiche che raccontano le sofferenze dei palestinesi. I combattimenti in Bosnia e Cecenia. Celebrano l’epopea dei mujaheddin contro l’America«, racconta Maurizio Piccirilli nel suo libro ‘Le quaglie di Osama e le altre passioni dello sceicco del terrorè (Memori editore). Già nella sua prima fatwa, resa nota il 23 agosto del 1996 e scritta sulle montagne dell’Hindukush, dal titolo quanto mai esplicito ‘dichiarazione di guerra contro gli americani che occupano la terra dei due luoghi santì, Osama concludeva in versi il suo appello alla Jihad: »le nostre donne piangono solo i guerrieri per la causa di Allah/ Lasciatemi morire con dignità/ Onorevole morte è meglio di questa mia vita/ Le nostre donne incoraggiano la Jihad / Preparatevi come combattenti/ la questione è più importante delle parole / Lascerete che i lupi del Kufr mangino le nostre ali? I lupi del Kufr stanno mobilitando le persone da tutto il mondo / Dove sono gli uomini liberi che difendono con le armi le donne libere?«. In cima alla lista dei super ricercati per terrorismo, Osama offriva »una faccia sempre più somigliante a quella del profeta«, ostentando »tranquillità e una forza carismatica. L’abito, l’incedere, la scenografia vogliono ricordare atteggiamenti che furono di Maometto dopo l’Egira. E La poesia come arma«, ricorda Piccirilli, caporedattore Interni-Esteri del quotidiano ‘Il Tempò.
Osama continuerà a vivere nei suoi versi. Quando e se sarà ucciso saranno le sue poesie a diffondere ancora di più l’odio contro l’America«, ha detto uno dei suoi fedelissimi. Bin Laden poeta »è l’altra faccia dello sceicco del terrore. Il miliardario che ha speso la sua vita e le sue risorse per la guerra santa contro gli infedeli lancia messaggi poetici per i fratelli musulmani. Uno stile aulico -spiega Piccirilli- dove l’elegia si fa crepuscolare. L’uso dell’arabo antico conferisce autorità ai suoi scritti«. Bin Laden amava scrivere all’alba o al mattino presto e nei suoi discorsi ricorreva spesso a citazioni di sue poesie o di quelle di poeti arabi. E invitava i giovani a prendere nota dei suoi versi: »è una vergogna morire da codardi /Chi non muore di spada/ Morirà per altre ragioni/ Molte cause una sola la morte«, scriveva. »Alla poesia -rileva Piccirilli nel libro- lo sceicco di Al Qaeda affida il suo pensiero, che sintetizza la scelta di lanciare una guerra santa contro Stati Uniti e Israele. ‘Respinsi tutte le critiche di chi scelse la via sbagliata/Respinsi coloro che si compiacciono in eterne discussioni davanti al fuoco/ Respinsi coloro che smarriti, pensano di essere al centro / Rispetto coloro che continuano a non chiedere o a preoccuparsi delle difficoltà / Mai fuggire dal loro obiettivo, malgrado tutte le difficoltà sulla via / Quelli che il sangue è olio per la lampada che ci guida nell’oscurità del caos«, e poi ancora: »Morte è verità e ultimo destino e la vita finirà comunque / Se non combatto mia madre impazzirà».
Osama poeta, come nella più profonda tradizione araba, recita i suoi versi nelle grandi occasioni conviviali. Al matrimonio del figlio Mohammed, nel gennaio 20014, durante una cena con altri notabili. Ed ecco -si legge in ‘Le quaglie di Osamà- che mentre Mohammed sposa Sayra, figlia di Atef, Osama bin Laden, vestito della bianca tunica rituale, il capo coperto dal velo, canta gli «eroi» che hanno colpito la nave americana Uss Cole nell’ottobre del 2000, nel porto di Aden«. I versi di Osama si materializzano nelle caverne di Tora Bora. Le forze speciali americane nella primavera del 2002 trovano in una grotta un poema firmato Osama bin Laden e scritto a quattro mani assieme al poeta Abd ar Rahamana al Ashmawi. È un dialogo tra padre e figlio sotto le bombe dell’infedele. Una miscela di lirismo, odio, elegia e propaganda: tre pagine fitte scritte in arabo con la firma in calce di Osama bin Laden. Esilio, tradimento, amore e guerra si intrecciano tra il giovane e il vecchio genitore, che conclude assicurando: »Giuro su Dio il Grande che combatterò contro l’Infedele!« Lo sceicco usò la poesia anche per rendere omaggio al Mullah Omar che lo ospitò in Afghanistan »a differenza di quanto fatto dai regnanti sauditi che lo hanno cacciato. Così, tra poesie e versetti del Corano, Bin Laden esprime le sue teorie contro il potere della dinastia saudita, come allo stesso modo dichiara il suo odio verso l’America«. Scrisse Osama in quella circostanza: »l’amore per Hijaz (la terra delle due moschee) è profondo nel mio cuore / Ma i sovrani erano lupi / In Afghanistan avevo una casa e amici / e da Allah venne un’apertura per sostenerci /Come gli amici i cavalli sono pochi / anche se sembrano molti agli occhi dell’inesperienza / e ognuno che appare gentile è amato /e ogni luogo dove la gloria è di casa sia benedetto»
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