Non profit

La proposta allo studio dell’Abi

di Redazione

Il fondo di garanzia per le Pmi è un fondo di garanzia volto ad agevolare l’accesso al credito da parte delle piccole e medie imprese e delle imprese artigiane. Si tratta della principale misura pubblica di sostegno alle imprese, che oggi garantisce oltre 13 miliardi di finanziamenti. Da sempre tra i soggetti beneficiari della garanzia del Fondo non rientrano i soggetti di terzo settore, tranne le cooperative, che però di fatto difficilmente riescono ad accedervi. Per questa è stata avanzata una proposta di estensione della garanzia del fondo di Garanzia per le Pmi ai soggetti del non profit, proposta che è stata ricondotta in sede Abi, dove è operativo un gruppo di lavoro sul tema delle garanzie, compreso il Fondo di garanzia per le Pmi.

L’occasione per varare la novità potrebbe essere rappresentata dal decreto Salva Italia (art. 39 del dl n. 201/11) che rimanda ad un successivo decreto del ministero dell’Economia la definizione delle tipologie di operazioni ammissibili, le modalità di concessione, i criteri di selezione etc.
La definizione europea di micro, piccole e medie imprese, ormai in vigore dal 2003 (cfr. la Raccomandazione della Commissione europea del 6 maggio 2003), è coerente con questa proposta. Secondo quella Raccomandazione, è considerata impresa «ogni entità, a prescindere dalla forma giuridica rivestita, che eserciti un’attività economica». Quindi rientrano a pieno titolo le realtà di terzo settore.

Gli enti non profit risultano i più affidabili sul fronte del credito. Secondo l’Abi, le sofferenze lorde complessive nel 2011 sono state intorno al 5%. Invece il non profit ha questi numeri: in Ubi Banca il segmento “Imprese retail” negli ultimi 12 mesi ha avuto un tasso di decadimento circa cinque volte superiore a quello “Istituzioni senza scopo di lucro”, che si sono fermate allo 0,20%; nel sistema del Credito cooperativo il tasso di sofferenze nel 2011 è 0,92%; per Banca Etica il dato è in lievissima crescita (negli anni scorsi non superava lo 0,6%), per via dei ritardi nei pagamenti da parte degli enti locali alle coop sociali.