Caro direttore, nei giorni scorsi è stato reso noto l’XI Rapporto sullo stato del sistema universitario, curato dal Comitato nazionale per la Valutazione del sistema universitario. Da tale rapporto è emerso che in Italia la percentuale di diciannovenni che si è immatricolata negli ultimi anni è in continua diminuzione e nel 2009/10 è risultata pari al 47,7%. Cioè meno di un diciannovenne su due si iscrive, subito o negli anni successivi, all’università. Secondo il Comitato la diminuzione dipende dall’effetto combinato sia della riduzione della percentuale di giovani diciannovenni che conseguono la maturità (dal 77,5% del 2006/07 al 72,6% del 2009/10), sia dalla riduzione della percentuale di maturi che decide di proseguire gli studi (dal 74,5 del 2002/03 al 65,7 del 2009/10): l’università italiana manifesta pertanto una ridotta capacità di attrarre i giovani, che non siano quelli che già da tempo avevano deciso (loro o tramite le loro famiglie) di iscriversi. Gli effetti delle dinamiche descritte segnalano, nell’arco di otto anni, una forte riduzione degli immatricolati: dal picco di oltre 338mila nell’anno accademico 2003/04 a 293.179 nel 2009/10 .
Il rapporto ha sottolineato che l’università è sempre meno attrattiva perché non offre grossi sbocchi lavorativi e che i suddetti dati richiedono un generale ripensamento nel modo di concepire e attuare l’orientamento e il tutorato nel sistema universitario italiano; inoltre, per quanto riguarda gli altri servizi agli studenti (interventi per il diritto allo studio, alloggio, mensa, stage, tirocini, programmi e borse di studio per mobilità internazionale) esso ha rilevato che negli ultimi anni, il sistema e le singole università vi hanno investito di più, ma purtroppo l’entità dei servizi offerti è ancora molto bassa e quindi occorrono forti investimenti in questo campo.
La mia opinione è che il rapporto non prende in considerazione tutte le variabili che entrano in gioco nel determinare la diminuzione delle iscrizioni universitarie.
Come suggerisce il romanzo di Peter Cameron Un giorno questo dolore ti sarà utile (dal quale è stato tratto il recente film di Roberto Faenza), una variabile importante è costituita dalla vera e propria mutazione antropologica in corso tra i giovani, soprattutto tra i giovani maschi. Molti di loro non sono attratti dalle classiche carriere universitarie. Per loro, che pur non difettano di intelligenza, lo studio è una noia mortale e il tempo universitario una parentesi inutile di vita; essi preferiscono dedicare molto del loro tempo ai computer e ai giochi elettronici e non sono spaventati dalla prospettiva di svolgere, per vivere, un lavoro manuale o poco qualificato. Cordiali saluti
Franco Pelella, Pagani (SA)
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