Mondo
La road map dell’Europa
"Le risposte europee alla crisi finanziaria mondiale" è il titolo del discorso pronunciato questa mattina alal Bocconi dal presidente della Comunità europea José Manuel Durão Barroso
di Redazione

Ecco il testo dell’intervento:
LE RISPOSTE EUROPEE
ALLA CRISI FINANZIARIA MONDIALE
Inaugurazione della nuova sede dell’Università Bocconi
Milano, 31 ottobre 2008
Presidente Napolitano,
Presidente Monti,
Illustri ospiti,
Signore e Signori,
Prima di tutto, vorrei sottolineare quanto mi sia gradito l’invito a parlare presso una delle più prestigiose Università d’Europa.
Vorrei ringraziare per questa splendida occasione il Professor Mario Monti, un amico e un europeista convinto, che come membro della Commissione Europea ha dimostrato, e dimostra tutt’oggi, il suo costante ed entusiasta sostegno per un’Europa che si fondi sull’idea de un’ integrazione politica ed economica.
Ed è per me un grande onore partecipare a questa giornata solenne alla presenza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Egli ad ogni occasione non manca mai di fare un forte riferimento ai valori europei. Cosi, in occasione del suo intervento alla inaugurazione del Anno Accademico di questo Ateneo, egli disse “l’Università Bocconi ha sempre espresso forte consapevolezza del fondamentale valore e ruolo della partecipazione italiana all’impresa dell’integrazione europea. (…) Sostenere, nella sua continuità e nella sua evoluzione, il percorso dell’Unione Europea, ha significato e significa per l’Italia valorizzarne le opportunità, non sottovalutarne le sfide, non trascurare di adempierne gli obblighi.”
Le sue parole assumono oggi un significato ancora più forte. In questa fase di incertezza economica, l’Università Bocconi svolge un ruolo inestimabile trasmettendo le conoscenze finanziarie e lo spirito imprenditoriale a una nuova generazione di Europei. Vedere tanti giovani riuniti qui oggi mi conferma che il futuro dell’Europa è assai promettente.
La Bocconi prepara inoltre il terreno per il tipo di Università in rete che sarà di fondamentale importanza per la futura economia della conoscenza. Il suo programma di ricerca, i suoi stretti contatti con istituzioni analoghe di tutto il mondo e il suo programma di divulgazione per le scuole ne fanno un modello per eccellenza.
L’inaugurazione di questa splendida nuova sede, premiata come “edificio dell’anno” al festival mondiale di architettura, pone meritatamente quest’Università al centro dell’attenzione.
È per me un piacere anche tornare a Milano, una città al tempo stesso molto moderna e molto europea. Il suo rilievo mondiale e il notevole impegno dimostrato dal sindaco Moratti e dai suoi collaboratori spiegano perché Milano sia stata scelta come sede dell’esposizione universale che si terrà nel 2015.
Ma veniamo alla crisi finanziaria e al suo impatto sull’economia reale. Molti dei presenti si chiederanno quali saranno le ripercussioni di questa crisi su di loro e cosa stia facendo l’Unione europea per attenuarle.
La prima priorità della Commissione europea era contribuire al salvataggio delle istituzioni finanziarie in difficoltà e garantire una risposta perfettamente coordinata a livello europeo. Spero sarete d’accordo che, dopo qualche tentennamento iniziale, il mondo ha assistito a un coordinamento senza precedenti in risposta a una crisi senza precedenti.
Subito dopo, visto che la rapidità era fondamentale, la Commissione europea ha accelerato i lavori per presentare un pacchetto di misure precise e mirate onde ovviare a carenze specifiche della normativa in materia di requisiti patrimoniali, garanzia dei depositi e contabilità.
Ora dobbiamo chiederci quali altre misure siano necessarie per colmare le lacune dell’attuale regime normativo. Già il mese prossimo saranno presentate proposte volte a rendere più rigorosa la regolamentazione applicata alle agenzie di rating del credito. Proporremo inoltre un’iniziativa riguardante le retribuzioni degli alti dirigenti. Rifletteremo su come regolamentare i prodotti derivati, i fondi di investimento ed i private equity. Un gruppo ad alto livello da me creato, guidato da Jacques de Larosière e incaricato di esaminare la vigilanza finanziaria transfrontaliera in Europa, presenterà le sue prime conclusioni in tempo per il Consiglio europeo di primavera.
L’obiettivo più difficile da raggiungere sarà però la riforma del sistema finanziario globale. Negli ultimi mesi abbiamo potuto constatare quanto siamo diventati interdipendenti. Consapevoli della necessità di restare uniti per non affondare, abbiamo affrontato la sfida attraverso una cooperazione internazionale senza precedenti. Ora si dovrà modificare opportunamente il quadro istituzionale alla base della governance globale, comprese le istituzioni di Bretton Woods.
L’Unione europea e gli Stati Uniti, che rappresentano insieme l’80% dei mercati finanziari all’ingrosso, sono chiamati a svolgere un ruolo chiave al riguardo, ma non potranno fare tutto da soli. Abbiamo bisogno di una massa critica di attori che deve necessariamente includere la Cina e l’India, come ho detto chiaramente al vertice ASEM tenutosi a Pechino la settimana scorsa.
A mano a mano che si precisa l’impatto della crisi finanziaria sull’economia reale, non dobbiamo perdere di vista il rischio di stasi dell’economia. Questo impatto si sta già facendo sentire in termini di occupazione, reddito delle famiglie e portafoglio di ordini delle imprese.
Una cosa è chiara: non esiste un’autostrada nazionale per uscire da questa crisi, le nostre economie sono troppo interconnesse. E la soluzione non è neanche il protezionismo, come l’Università Bocconi, con la sua lunga tradizione di insegnamento dei valori dei mercati aperti e delle società aperte, sa fin troppo bene.
Alcune forze politiche cercano di strumentalizzare la crisi per tornare indietro nel tempo, di rimettere in discussione le società aperte, di imporre formule inefficaci basate su idee sbagliate. Voglio quindi mettere in chiaro che per trovare una soluzione dobbiamo guardare avanti, non indietro.
Non dobbiamo ignorare le opportunità della globalizzazione, che rimane il modo migliore di far uscire dalla povertà milioni e milioni di persone e di innalzare il tenore di vita in tutto il mondo. E non dobbiamo mettere in pericolo il mercato unico. Ciò significa sostenere le regole in materia di concorrenza e aiuti di Stato, in modo intelligente e pragmatico, ma rispettando i principi fondamentali del mercato unico.
Ciò premesso, l’economia dell’Europa ha veramente bisogno di una spinta per riprendersi, per continuare a crescere e per creare posti di lavoro. Sulla base della strategia di Lisbona per la crescita e l’occupazione, moltiplicheremo quindi gli sforzi per affrontare le questioni a lungo termine. Faremo in modo che l’Europa progredisca ulteriormente verso un’economia della conoscenza, investendo di più nella ricerca, nello sviluppo e nell’innovazione.
La legge sulle piccole imprese adottata dalla Commissione in giugno ci aiuterà a prendere misure decisive a favore delle PMI. Anche la decisione della Banca europea per gli investimenti di mobilitare 30 miliardi di euro a sostegno delle PMI dovrebbe avere effetti estremamente positivi.
Continuare a investire nelle tecnologie a basse emissioni di carbonio e nelle misure di efficienza energetica non rappresenta affatto un onere o un costo supplementare, ma un sostegno alla nostra competitività, alla nostra sicurezza energetica e al nostro programma sui cambiamenti climatici.
Il commercio è sempre stato fondamentale per la crescita europea, come dimostra la presenza di monete romane in India, alcune delle quali risalgono al II secolo avanti Cristo. È giunto il momento, quindi, di adoperarci attivamente per favorire l’accesso al mercato, dimostrando che gli ostacoli al commercio sono controproducenti.
L’interesse dei cittadini europei è già il filo conduttore dell’intero processo, ma possiamo anche adottare iniziative più specifiche a loro favore.
In un momento in cui la disoccupazione è in aumento, dobbiamo assolutamente continuare ad investire nella formazione, sviluppare nuove competenze e preparare le persone a cogliere le opportunità quando si ripresenteranno. Riesamineremo il ruolo che può svolgere il Fondo di adeguamento alla globalizzazione e continueremo ad attuare il nostro programma sociale per promuovere l’accesso, le opportunità e la solidarietà.
In tutti questi settori dobbiamo agire al meglio. Dobbiamo intervenire nel modo più incisivo e proficuo possibile e non buttar via quanto realizzato negli ultimi anni affrettandoci, in preda al panico, a prendere una serie di misure inadatte e a breve termine.
Usiamo pure gli aiuti di Stato, se necessario, ma rispettiamo gli orientamenti che dirigono questi aiuti verso il sostegno all’ambiente, la ricerca e lo sviluppo. Sosteniamo le industrie chiave come quella automobilistica, ma aiutiamole a prepararsi al futuro mercato delle auto pulite. Aiutiamo l’industria edilizia promuovendo gli alloggi efficienti sotto il profilo energetico.
La nostra industria ha bisogno di un sostegno intelligente, non di protezionismo. Dopo tutto, i punti di forza dell’Europa non sono cambiati. Abbiamo ancora i nostri imprenditori, il nostro capitale umano, il nostro know-how, la nostra tecnologia di punta, le nostre politiche lungimiranti, i nostri giovani.
Signore e Signori,
l’Europa è in una fase critica. I casi sono due: o buttiamo via quanto realizzato negli ultimi 50 anni in una corsa affannosa ad interventi unilaterali e fonte di divisioni, o restiamo uniti e ci serviamo di questa crisi per arrivare a una maggiore integrazione.
In tale contesto, è più che mai fondamentale risolvere la “questione istituzionale” dell’Unione. In occasione del mio incontro con i capi di Stato e di governo al Consiglio europeo di due settimane fa, è stato ribadito chiaramente il nostro impegno inequivocabile a trovare una via per la ratifica del trattato di Lisbona.
L’Italia ha già dimostrato, come spesso in passato, il suo impegno a favore dell’integrazione europea. Lo ha fatto in modo più che eloquente lo scorso luglio, quando la Camera dei Deputati ha approvato all’unanimità la ratifica del trattato di Lisbona.
Nel frattempo, l’Europa deve dimostrare ai suoi cittadini che essa contribuisce a risolvere questa crisi finanziaria. Deve dimostrare che essa è la prima fonte di nuove riflessioni e di nuove idee per affrontare le problematiche che più li riguardano, come l’occupazione, i cambiamenti climatici e la sicurezza energetica.
Mi auguro che l’Università Bocconi si unirà a noi alimentando queste idee.
Grazie.
José Manuel Durão Barroso
Presidente della Commissione europea
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