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La scure della crisi sugli aiuti allo sviluppo

Secondo il network di Concord a causa della crisi fino al 2010 i pvs riceveranno 27 miliardi di dollari in meno rispetto agli impegni presi dai paesi OECD

di Redazione

Il Dac, l’agenzia per gli aiuti dell’Ocse, ha diffuso oggi le cifre dell’aiuto pubblico allo sviluppo (Aps), sottolineando che c’è stato un aumento del 10,2%, pari a 119,8 miliardi di dollari, una cifra che rappresenta lo 0,30% del Prodotto interno lordo (Pil) dei 22 Paesi membri dell’organizzazione.

«In percentuale del PIL, si tratta degli stessi livelli raggiunti nel 1993» fanno notare le ong Oxfam International e Ucodep, insieme in Italia. «Per mantenere la promessa fatta nel G8 2005 – aumentare gli aiuti globali di 50 miliardi di dollari (38 miliardi di euro) entro il 2010, destinandone la metà all’Africa – la maggior parte dei paesi industrializzati deve ancora scalare una montagna».

Anche secondo Concord, la federazione europea delle organizzazioni non governative che si occupano di cooperazione allo sviluppo e aiuti umanitari, non è il caso di festeggiare: «Le cifre oggi diffuse rivelano che gli aiuti allo sviluppo devoluti dai paesi membri dell’Ocse sono cresciuti pochissimo nonostante l’enorme impatto della crisi finanziaria sui paesi in via di sviluppo» si legge in un comunicato. «Anche se nel 2008 si è registrato un piccolo aumento, per quest’anno i paesi europei stanno riducendo i loro budget mentre la crisi finanziaria inizia a colpire pesantemente le risorse dei paesi in via di sviluppo» fa sapere Concord. «I dati sugli aiuti pubblici allo sviluppo degli stati OECD nel 2008 mostrano complessivamente un leggero incremento (dallo 0,39% allo 0,42% del PIL)» fa notare Jasmine Burnley, coordinatrice della campagna AidWatch. «L’Unione Europea è ancora molto lontana dal raggiungimento dell’obiettivo dello 0,56% del PIL entro il 2010».

Italia: fra le peggiori performance

Nel 2008, gli aiuti dei donatori Dac all’Africa sono stati pari a 26 miliardi di dollari, di cui 22,5 miliardi sono andati all’Africa sub-sahariana, registrando rispettivamente un aumento del 10,6% e del 10% rispetto al 2007. Nel 2008, i principali donatori, per volume, sono stati Stati Uniti, Germania, Regno Unito, Francia e Giappone. Cinque i paesi che hanno superato l’obiettivo dello 0,7% del Pil raccomandato dalle Nazioni Unite: Danimarca, Lussemburgo, Norvegia, Paesi Bassi e Svezia. Gli aumenti più consistenti sono venuti da Stati Uniti, Regno Unito, Spagna, Germania, Giappone e Canada. Nella nota diffusa oggi, l’Ocse sottolinea viceversa che gli aiuti di Italia, Austria e Grecia, se si esclude dalla contabilità la cancellazione del debito, sono «molto al di sotto del loro impegno per Aps/Pil fissati per il 2010», ossia di stanziare lo 0,51% del Pil.

«L’Italia, presidente in carica del G8, segna una delle peggiori performance» denunciano Oxfam e Ucodep. L’Aiuto pubblico allo sviluppo del 2008 registra un lieve incremento rispetto a quello del 2007 (+2,2%) e si assesta sui 4,4 miliardi di dollari (3,3 miliardi di euro). «Un piccolo passo avanti che è già stato vanificato dalla Finanziaria 2009, con l’approvazione di un taglio all’Aps del 56%» afferma Francesco Petrelli, presidente di Ucodep. «E’ indispensabile un immediato cambiamento di rotta: l’Italia deve riconoscere l’ammanco di fondi e stabilire una tabella di marcia chiara per aumentare gli aiuti fino a onorare gli impegni presi e ribaditi anche di recente in tutte le sedi internazionali» continua Petrelli. «Secondo l’OCSE, il nostro paese deve aumentare i fondi per l’APS del 145%. E’ in gioco la credibilità e quindi l’efficacia della politica estera italiana: chiediamo al Governo di impegnarsi con strumenti tradizionali e innovativi di finanza pubblica».

«I dati per l’Aps dell’Italia per il 2008 non sono rassicuranti» si legge nel comunicato di Action Aid International. Secondo il documento di programmazione economica finanziaria 2008/2011, il rapporto fra l’Aps e il Pil del nostro Paese doveva essere lo 0,33% e invece si attesta allo 0,20%. «Nonostante si registri l’aumento di un punto percentuale rispetto al 2007, se si prendono in considerazione i dati in termini reali, il livello di Aps è rimasto sostanzialmente stabile. Gli obiettivi europei restano molto lontani» afferma De Ponte. Inoltre le quote di Aps continuano a essere falsate dalla contabilizzazione della cancellazione del debito dei Paesi in via di sviluppo; per il 2008, al netto delle cancellazioni, si è passati dallo 0,16% del 2007 allo 0,15% di APS/PIL. In termini reali, c’è stata una riduzione di 100 milioni di dollari sui valori per l’APS nel periodo 2007-2008. Prendendo in considerazione gli impegni presi nel passato, si tratta di un buco stimabile in 3 miliardi di dollari per il 2008, che si traducono in mancata assistenza a milioni di persone che hanno bisogno di cibo, acqua, istruzione e educazione.

CONCORD calcola che a causa della crisi fino al 2010 i paesi in via di sviluppo riceveranno 27 miliardi di dollari in meno rispetto agli impegni presi dai paesi OECD in sede internazionale (0,56% del PIL allocato per gli aiuti pubblici allo sviluppo). Questi fondi sarebbero invece indispensabili per raggiungere gli obiettivi fissati dai Millennium Goals delle Nazioni Unite, assicurando alle popolazioni più povere i diritti fondamentali a cibo, istruzione e cure sanitarie di base. Ma a causa della riduzione dei fondi combinata alla scarsità e al rialzo dei prezzi delle materie prime alimentari quest’anno ci saranno 46 milioni di persone in più nel mondo che dovranno vivere con meno di un dollaro al giorno.

«E’ importante che i capi di stato che parteciperanno al G20 questa settimana si pronuncino anche su questo punto. Pur riconoscendo le difficoltà finanziarie a cui devono far fronte i paesi industrializzati, CONCORD ritiene che essi debbano rispettare i propri impegni verso le nazioni più svantaggiate, senza aggravare ulteriormente gli squilibri internazionali», ha dichiarato Raffaele Salinari, Presidente di Terre des Hommes International, che fa parte di CONCORD.

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