Welfare

La social card?bDeve inseguirebi suoi poveri

il caso Un milione di potenziali utenti non l'ha chiesta

di Redazione

Sono state attivate appena 375mila tessere. E quasi tutte a famiglie con figli. Per gli anziani lo strumento è difficile. Per questo al ministero… I l disagio c’è ma non si trova. Credevamo di averlo lì, a portata di mano e di mouse, e invece non si sta presentando, come previsto, davanti agli sportelli utili. Ovvero quelli che devono rilasciare la social card, per la quale il governo ha calcolato un milione e 300mila beneficiari (per una spesa complessiva di circa 450 milioni). Infatti, e la conferma viene dal ministero del Lavoro, le richieste giunte all’Inps sono state al 9 gennaio 592mila e hanno portato all’accreditamento di 375.212 carte acquisti (per le rimanenti 216mila pratiche o sono in corso ulteriori accertamenti oppure le domande sono state respinte).
All’appello manca quasi un milione di cittadini dal reddito ultrapiatto, ovvero 6mila euro l’anno (anziani over 65 oppure famiglie con un figlio sotto i tre anni). Come mai? «Un aspetto che senza dubbio va considerato», spiega Michele Mariotto , vicepresidente Caf Acli, «è quello comunicativo: gli anziani, che rappresentano la stragrande platea dei potenziali beneficiari, non sono sempre informati e reattivi. Tant’è che, in proporzione, sono più numerose le card rilasciate grazie alla presenza di bambini. Potrebbe però aver agito un altro elemento di carattere psicologico: non è detto si sia tenuto sufficientemente conto delle esigenze di riservatezza».
Un flop che, comunque, la social card non merita. Come ha di recente ammesso anche Lavoce.info, si tratta di uno strumento che può far uscire dalla logica dell’emergenza e inaugurare la strada di iniziative strutturali di sostegno per individui e famiglie a bassissimo reddito. Certo, alcuni aspetti sono da migliorare. Oltre all’esiguità del sostegno (40 euro mensili), fra i ritocchi più urgenti, come scrivono Paolo Consolini e Marco Di Marco sul sito diretto da Tito Boeri, l’esclusione delle famiglie di stranieri regolarmente registrati in anagrafe e alcuni problemi di equità orizzontale («a parità di reddito una famiglia con due gemelli di un anno di età avrà un importo doppio rispetto ad un’altra con un figlio di un anno e uno di quattro», esemplificano i due studiosi).
Comunque c’è l’urgenza di elaborare nuove strategie per raggiungere i potenziali titolari della carta acquisti (dal momento che il termine per la presentazione delle domande sarà quasi certamente prorogato alla fine di febbraio, in modo da non perdere i 120 euro dell’ultimo trimestre 2008). Dal ministero si fa sapere che si intende dar seguito alla proposta emersa proprio nel corso dell’incontro fra il Comitato editoriale di Vita e il ministro Maurizio Sacconi ( nella foto ). E cioè di strutturare un tavolo di confronto con il terzo settore per individuare soluzioni efficaci che consentano di raggiungere l’obiettivo prefissato.

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.