Mondo
La società civile africana? Stia attenta alle trappole
Per leconomista Massimo Pallottino i movimenti sociali cresceranno se non saranno lasciati soli. Serve uno stato di garanzia. E uneconomia solidale.
di Redazione
La crescita del movimento della società civile a livello internazionale, e nei Paesi più poveri in particolare, rappresenta senza dubbio un elemento nuovo degli ultimi anni. Sia per l?azione volta a modificare gli equilibri politici del pianeta sia, più concretamente, per l?impegno nel promuovere lo sviluppo sociale ed economico delle comunità più disagiate, questi nuovi movimenti sociali suscitano speranze per un mondo più solidale.
Ma come tutti i fenomeni che destano speranza, la crescita della considerazione per la società civile si presta a un certo numero di equivoci, che rischiano di nascondere la vera sostanza delle questioni.
Una confusione pericolosaNo alla residualità
Il ritiro dello Stato rischia invece di promuovere la società civile solo per rinchiuderla in una posizione di sussidiarietà ?residuale?: a questo ritiro corrisponde infatti l?auspicato ingresso del mercato solo nei casi in cui esiste una prospettiva economica, come nel caso degli acquedotti delle grandi città africane, sempre più in mano alle grandi multinazionali del settore. L?area sociale più marginale, ad esempio i villaggi, nei quali certamente le stesse multinazionali non faranno investimenti, rimane invece alla buona volontà della società civile, o almeno di quella parte di essa che può mobilitare le sempre più scarse risorse della cooperazione allo sviluppo.
La crescita della società civile può quindi rivelarsi una trappola: viene aperto uno spazio in un?area residuale, dove la società civile stenta ad affermarsi in termini propositivi. Lo specifico contributo della società civile allo sviluppo sociale ed economico può essere invece quello di recuperare la dimensione non economica dei rapporti economici, e la valorizzazione delle esperienze che pongono al loro centro le persone con il loro bagaglio di conoscenza e il tessuto sociale: ciò che viene talvolta chiamato con il termine di ?economia solidale?, che pur non rifiutando la necessità di ?funzionare? in termini economici ricolloca questa necessità all?interno di una concezione della società più complessa.
La sfida dell?inclusione
Per le complesse società del Sud, la traduzione di queste esperienze in progetto sociale concreto passa per la sfida dell?inclusione e la mediazione: è stato calcolato che solo il 10% della popolazione rurale in Africa faccia parte di organizzazioni della società civile, e non è un mistero per nessuno che le pur benvenute ?consultazioni della società civile? nei Paesi del Sud del mondo finiscano per coinvolgere una frazione limitata della popolazione. È nella gestione della molteplicità, non sempre armonica ma viva e vitale, che può giocarsi la capacità della società civile nel mediare i modelli dello sviluppo globalizzato che assediano quotidianamente i poveri del mondo.
Massimo Pallottino
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.