Verso il referendum

La storia del ballerino Sonny Olumati, che parla romano ma vive da straniero in casa sua

Coreografo, ballerino, autore. Sonny Olumati, membro del comitato promotore del referendum sulla cittadinanza, ha 39 anni ed è nato nella capitale da genitori nigeriani: «Devo ancora andare in questura a rinnovare il permesso di soggiorno. Io sono cresciuto a Roma sud e ora vivo a Roma nord. Sono italiano, mangio la pasta, ma che "artro" ve devo dimostrare? Se chi nasce e cresce qui, non può avere diritto al voto, allora significa che il principio del suffragio universale viene negato a una parte della popolazione. E questo si spiega con una sola parola: razzismo»

di Cristina Giudici

La vicenda più paradossale l’ha vissuta quando è stato scelto per partecipare al programma L’Isola dei Famosi, nel 2024, ed è arrivato 15 giorni dopo in Honduras perché non riusciva ad avere il visto. Sonny Olumati, coreografo, ballerino, autore e membro della presidenza del comitato promotore del referendum sulla cittadinanza insieme a Riccardo Magi  (+Europa) e Deepika Salhan (Dalla parte giusta della storia), incarna la discriminazione della legge 91 del 1992 perché come spiega a VITA «Io sono nato a Roma da genitori nigeriani, mia madre è diventata italiana, ma a 39 anni devo ancora andare in questura a rinnovare il permesso di soggiorno. E paradosso nel paradosso, la richiesta di cittadinanza non me l’hanno mai rifiutata né accettata. A un certo punto avevano pure perso la mia pratica», racconta.

E lo dice ridendo, forse per esorcizzare, ma la sua vita è stata segnata da questa discriminazione. E lui lo ripete ad ogni incontro, mescolando l’italiano al romanesco. «Io sono cresciuto a Roma sud e ora vivo a Roma nord. Sono italiano, mangio la pasta, ma che artro ve devo dimostrare?». A Roma ci sono 64mila persone nate in Italia come lui che non riescono ad ottenere il passaporto italiano. «Sono arrivato a ipotizzare con i miei avvocati che sia dovuto anche al mio impegno di attivista perché davvero non capisco la ragione di questo mancato riconoscimento», afferma. Per Sonny Olumati la mancata cittadinanza crea una discriminazione che definisce una linea netta di confine fra “noi” e “loro”. Ossia fra gli autoctoni e la comunità degli italiani ancora stranieri. Infatti durante la conversazione con VITA ripete più volte questi due pronomi: noi e voi. «Se chi nasce e cresce qui, non può avere diritto al voto, allora significa che il principio del suffragio universale viene negato a una parte della popolazione. E questo si spiega con una sola parola: razzismo». Sonny Olumati ha la voce rauca perché ogni giorno crea contenuti video sui social, gira per le piazze a incontrare i giovani e spiegare la portata dell’appuntamento dell’8/9 giugno, partecipa ad eventi, festival per spiegare che la sua storia è collettiva. «Nessuno deve restare indietro», ci dice. Nella performance danzata del 2019 a Tv2000 con un baby ballerino, Lorenzo Manfrè, che interpreta Sonny da bambino ed entra in scena all’interno di un borsone, spiega bene la sua precarietà, il tempo e le opportunità perse di un italiano ancora straniero.

«Con il lavoro che faccio, la mia carriera è sempre stata rallentata dalla mancanza di un passaporto ma il referendum non riguarda solo me. Il referendum è come una mano tesa da una parte del Paese che se sarà accolta potremo creare maggiore inclusione e coesione sociale. Se invece la mano tesa non verrà stretta, se non verremo ascoltati, ci sarà un’enorme comunità di stranieri che si sentirà rifiutata e non sarà un bene per l’Italia di cui facciamo tutti parte perché saremo ulteriormente divisi». Sonny Olumati ha anche scritto diversi libri fra cui Il Ragazzo Leone, edito da Solferino Libri (parte di un progetto per una raccolta fondi per Amref Italia di cui Sonny è testimonial) e nel 2024 L’Isola, secondo volume della collana horror C’è Qualcosa di Profondamente Sbagliato in cui racconta la storia di un reality show su un’isola paradisiaca che diventa rapidamente un terreno di conflitto e paura. Da tantissimi anni lavora nelle scuole e a pochi giorni dal referendum è cautamente ottimista perché quando tutti sconsigliavano alla rete degli attivisti e attiviste per la riforma della cittadinanza di raccogliere le firme per il referendum, quando in tanti dicevano “non ce la farete mai, avete troppo poco tempo” – lui è attivista del movimento Italiani senza cittadinanza new – sono andati avanti  «e in un giorno solo abbiamo raccolto 60mila firme», racconta. «Cito questo dato per far capire quanto sia cresciuta la consapevolezza sulla necessità di riformare la legge».

Rispetto alle discriminazioni subite, lui che è famoso, afferma: «Io non penso che il razzismo sia verso gli stranieri poveri, anzi. Se come me hai un po’ di successo vieni visto con maggiore diffidenza». Ogni volta che viene invitato in qualche trasmissione e sui social dove è molto seguito non si stanca di spiegare quanto l’Italia sia cambiata: «Gli studenti con un’età fra gli 11 e 19 anni di origini straniere rappresentano l’11% della popolazione studentesca e 3 su 4 sono nati in Italia», conclude. «Sono figli e figlie dell’Italia che vengono ancora considerati stranieri. Le pare normale?», chiede con una domanda retorica. La risposta verrà dalle urne.  

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