Famiglia

La strada dell’integrazione passa dal mercato immobiliare

È quanto rileva l’Ufficio Studi di Erif Real Estate, società di costruzioni con sedi in Lombardia e Piemonte

di Redazione

Un nuovo fenomeno si sta verificando in Italia, e in particolar modo in Lombardia, regione dove il numero di stranieri è più alto: gli immigrati abbandonano le periferie-dormitorio delle grandi città e si recano in Provincia acquistando appartamenti sicuramente più piccoli, ma nuovi. È quanto rileva l?Ufficio Studi di Erif Real Estate, società di costruzioni con sedi in Lombardia e Piemonte, che da anni rivolge un?attenzione particolare verso gli stranieri e il fenomeno dell?immigrazione nel contesto sociale.

Il dato più interessante riguarda l?integrazione economica. Secondo uno studio realizzato da Assofin-Crif-Prometeia nel 2004 e diffuso dall?Abi «il volume di credito erogato agli immigrati nel 2004 è stato pari a 4,85 miliardi di euro». Non solo. Si tratta di numeri in crescita del 43% rispetto all?anno precedente e soprattutto cinque volte superiori al 2000. In altre parole, il tasso di variazione medio annuo nel quinquennio è stato di +51,6%.

Il fenomeno è conseguente a una maggiore disponibilità economica degli immigrati, ma soprattutto alla diminuzione delle “rimesse” (soldi guadagnati in Italia e inviati ai Paesi di origine) e a un maggiore investimento sul territorio. Secondo un calcolo fatto da Western Union Italia, nel 2005, il reddito complessivo prodotto dagli immigrati è pari a 25,78 miliardi di euro, di cui solo il 16% destinato alle rimesse, mentre il 62% (16,2 miliardi) viene impiegato in Italia e il 22% (5,67 miliardi) risparmiato sempre in Italia. Gli immigrati che si recano agli sportelli bancari sono in costante aumento. La ricerca Assofin-Crif-Prometeia per le transazioni bancarie rivela che l?incremento maggiore si registra proprio nel settore dei mutui immobiliari. I dati offerti da Italfin, società di mediazione creditizia con filiali in Lombardia e Piemonte, attestano che negli ultimi due anni i contratti firmati per l?erogazione dei mutui a extracomunitari sono aumentati con una media del 30%. Ciò ha modificato la percezione dell?abitare: non più tendenza a condividere appartamenti con altre persone, ma acquisto di una casa di proprietà per il ricongiungimento con i nuclei famigliari.

Per quanto riguarda l?immobile acquistato, si sta registrando un nuovo fenomeno: fino al 2005 gli immigrati (il cui investimento medio è di 103mila euro) hanno comprato soprattutto immobili che si collocano nella fascia medio bassa, spesso da ristrutturare e situati in aree dal modesto valore commerciale. Nell?ultimo anno, la tendenza sta invertendosi: gli extracomunitari stanno diventando sempre più un nuovo referente per il mercato delle nuove abitazioni, quasi esclusivamente di case di piccolo taglio. Gli stranieri si orientano verso bilocali o trilocali, generalmente di tipologia economica e in edilizia convenzionata, ma nuovi. In dodici mesi, secondo Scenari Immobiliari 2006, è aumentata del 62,9 per cento la percentuale di chi ha comprato un bilocale e la dimensione media acquistato dagli extracomunitari è così diminuito da 68 a 55 metri quadrati. «Come hanno dimostrato autorevoli ricerche -afferma Lorenzo Radice, sociologo e ricercatore del Consorzio CoopeRho AltoMilanese (società di cooperative sociali e di solidarietà)-, anche la popolazione straniera tende a sviluppare delle “carriere abitative”, ossia traiettorie abitative di tipo tendenzialmente ascendente, migliorativo. Un particolare passaggio in questo senso è generalmente realizzato dai cosiddetti immigrati “lungo soggiornanti”. Questi tendono a mettere in atto strategie di contenimento delle proprie problematiche abitative diverse da quelle perseguite dai nuovi arrivati e da quanti sono da poco entrati nell?area della regolarità rispetto alla presenza. Mentre questi ultimi tendono a rivolgersi dapprima a mercati dell?affitto irregolare gestiti nell?ambito delle reti etniche di appartenenza, poi dell?affitto regolare nell?ambito delle fasce più basse del patrimonio non più appetito dalla popolazione italiana (case fatiscenti, in aree degradate e marginali), dando luogo a un fenomeno di sostituzione o “filtering up”, i lungo soggiornanti tendono a mettere in atto strategie di “rimbalzo” o fuoriuscita dai grandi centri urbani che si connettono spesso alla decisione di abbandonare l?affitto per l?acquisto dell?abitazione. Esplorando prima le aree limitrofe al centro metropolitano, poi quelle via via più esterne, queste persone scoprono “nuovi” mercati immobiliari dove più abbondanti sono le soluzioni abitative che rientrano nelle loro disponibilità economiche e spesso più adeguate alle proprie esigenze familiari: si pensi alle case di cortile non ancora ristrutturate, molto adeguate per operare strategie di ricongiungimento familiare multiplo».

Non si tratta, dunque, di una banale questione di prezzo, ma di qualità complessiva dal rapporto tra costo e genere dell?immobile. Gli extracomunitari tendono ad acquistare immobili decentrati rispetto alle aree dove prima si concentrava la presenza dei propri nuclei etnici primari. Ciò deriva da una maggiore capacità di spesa da parte di questa fascia demografica e un effettivo e progressivo livellamento abitativo tra stranieri e italiani. Secondo i dati raccolti nel 2006 da Scenari Immobiliari, escludendo la fascia delle abitazioni nuove e grandi, nella provincia di Milano, l?80% delle case nuove vendute (da piccolo e medio taglio) rientrano nella fascia di spesa degli immigrati economicamente integrati. Un segno che è correlato all?anzianità di residenza e dunque all?integrazione economica di quelli che il presidente di Erif, Luigi Barbato, ha definito i “nuovi italiani”. Le prime anticipazioni della Terza indagine nazionale sulla domanda abitativa degli immigrati residenti in Italia, condotta dall’Istituto di studi e ricerche Scenari Immobiliari, questo fenomeno è solo all?inizio: a fine 2006 le compravendite di abitazioni riconducibili a cittadini extra Ue saranno circa il 16,2% del totale. Una stima che segna un incremento di quasi due punti percentuali rispetto all’anno precedente (14,4%); ciò significa che i contratti di compravendita firmati nel 2006 da cittadini extracomunitari saranno 130mila (erano stati 116mila nel 2005); rispetto al 2004 la differenza è di quasi quattro punti percentuali (12,6%).

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