Non profit
La svolta delle farmacie: saremo il front office dei caregiver
Mauro Cantoni, segretario dell'Ordine di Milano
di Redazione

Stanno trasformandosi anche loro. Da bazar dove si dispensa la medicina, le farmacie stanno diventando sempre più punti strategici, snodi territoriali in cui integrare i servizi socio-sanitari. Un’evoluzione sollecitata dalla riforma del ministero della Salute che potrebbe attribuire loro un ruolo più che rilevante anche nel caregiving.
«A noi», spiega Mauro Cantoni, segretario dell’Ordine dei farmacisti di Milano Lodi Monza e Brianza, «è stato chiesto di essere il front office del Servizio sanitario nazionale, mettendo a disposizione i nostri atout: ci siamo sempre, non si fa coda, la gente si fida e ci ascolta e soprattutto siamo su tutto il territorio». Le carte in regola ci sarebbero dunque. «Avremmo la capacità di trasformarci in caregiver». Già perché la cura la si può dare in molti modi. Anche contribuendo a far sì che la persona più a contatto con il malato non autosufficiente impari a muoversi, a prendersi sempre meglio cura dell’altro. «Lo facciamo già quando indirizziamo i pazienti, spesso dimessi senza le necessarie istruzioni, aiutandoli a orientarsi nel mondo dei servizi. La gente è smarrita e spesso si riferisce a noi». Avviene già, sì, ma in modo informale, artigianale. Occorrerebbe strutturarlo meglio. Cosa però non semplice: le risorse scarseggiano.
«Fin a che si tratta di consigli, suggerimenti, indicazioni è un aiuto sostenibile. Lo diamo assolutamente volentieri e in modo volontario», puntualizza Cantoni, «ma non ci si può assumere alla leggera compiti di maggior responsabilità e continuità: il monitoraggio dei farmaci, il controllo dell’aderenza del paziente alle terapie, le cure domiciliari non possono essere relegati al tempo libero». La situazione economica quindi rischia di rallentare questa trasformazione già comunque in atto quando misuriamo la pressione, quando collaboriamo all’educazione sanitaria, o partecipiamo, sempre a titolo gratuito, allo screening dei tumori al colon retto». Un passo avanti, e probabilmente a costo pressoché zero, si potrebbe però fare da subito. «È difficile avere dei riferimenti certi da trasmettere ai cittadini». «Se Asl, Regioni ed enti locali ci fornissero dei recapiti certi per le diverse esigenze ci metterebbero in condizione di poter contribuire con maggior efficacia all’orientamento», conclude il farmacista.
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