Mondo
La tavola della Pace piange Arafat “costruttore di pace”
Dichiarazione di Lotti, coordinatore della Tavola della pace, Cozzari, presidente del Coordinamento degli enti locali per la pace e i diritti umani, e padre Giandomenico del Convento di Assisi
di Redazione
Il mondo della pace e del volontariato piange la scomparsa di Yasser Arafat, un ”costruttore di pace”, l’ uomo che aveva scelto la ”pace dei coraggiosi”, e auspica che la successione nella leadership palestinese avvenga secondo principi di democrazia e trasparenza. Oggi e’ morto ”un uomo che ha saputo abbandonare le armi per cercare la via della pace. Un uomo generoso che ha speso tutta la sua vita per dare unita’, liberta’ e dignita’ al suo popolo fino a diventarne, nonostante le critiche, il simbolo piu’ amato e rispettato. Un uomo che come tutti gli uomini ha commesso i suoi errori, ma che ha sempre pagato di persona sino a condividere la prigionia del suo popolo che lo ha costretto alla morte”: cosi’ affermano in una dichiarazione congiunta Flavio Lotti, coordinatore nazionale della Tavola della pace, Giulio Cozzari, presidente del Coordinamento nazionale degli enti locali per la pace e i diritti umani, e padre Nicola Giandomenico del Sacro Convento di San Francesco d’Assisi. ”Arafat – aggiungono – e’ morto senza vedere realizzato il suo sogno: veder finalmente riconosciuti i fondamentali diritti del popolo palestinese” e l’ Italia, l’ Europa e l’ Onu ”portano il peso della responsabilita’ per non aver fatto tutto quello che potevano per mettere fine a questa tragedia”. L’ Associazione delle ong, a cui fanno capo 160 organizzazioni molte delle quali impegnate da 20 anni in Palestina, esprime l’ auspicio che ”il processo di transizione e cambiamento nella leadership palestinese avvenga secondo principi di trasparenza e democrazia” e si appella alla comunita’ internazionale perche’ si mobiliti ”per porre fine al terrorismo, alla violenza, alle violazioni dei diritti umani” in Medio Oriente e ”per far ripartire al piu’ presto i negoziati di pace”. ”Arafat e’ morto da prigioniero” sottolinea l’ Arci, che confida nella capacita’ del popolo palestinese di ”trovare la forza per proseguire nella sua lotta” e chiede alla comunita’ internazionale di avere il ”coraggio di imporre la riapertura di uno spazio politico che in questi anni si e’ chiuso”. Infine l’ Associazione delle donne della comunita’ marocchina in Italia (Acmid), l’ Associazione della comunita’ marocchina in Italia (ACMI) e la redazione del mensile Al Maghrebiya esprimono partecipazione al dolore del popolo palestinese per la scomparsa del presidente Arafat. ”I cittadini marocchini – affermano in un comunicato – porteranno nel cuore il lutto per la perdita di una delle guide piu’ importanti di tutto il mondo arabo, continuando a sperare che il conflitto israelo-palestinese trovi finalmente una soluzione pacifica”.
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