Se siete alla ricerca di un punto di vista sull’innovazione sociale che sia insieme inedito e non d’importazione (come invece è successo per l’agenda Miur), allora Societing Reloaded fa per voi. Il libro curato da Adam Arvidsson e Alex Giordano, infatti, approccia il tema più alla moda che c’è guardando alle trasformazioni dei processi produttivi e di consumo e “rigenerando” a tal fine un concetto – societing – che giá nella sua prima formulazione segnava un forte distacco dalla filosofia e dalle pratiche del marketing tradizionale.
Le trasformazioni in atto hanno portato a maturazione aspetti considerati fin qui marginali: il carattere produttivo di pubblici che si limitano sempre meno a consumare (nel senso che non fanno solo quello e anche che “decrescono” le quote di consumo); la preponderanza della dimensione simbolica nel definire la qualità dei beni e dei servizi; i cambiamenti epocali che investono, ormai da qualche decennio, l’organizzazione d’impresa.
Quali siano gli acceleratori di questa trasformazione radicale del binomio produzione / consumo che è alla base del “contratto sociale” dei sistemi contemporanei è l’oggetto dei vari capitoli del libro: le culture e i sistemi di valore veicolati dalle tecnologie digitali; i bisogni sempre più legati alla realizzazione di sè in contesti ad elevata densità relazionale; il meticciato tra modelli produttivi chiamati a proporre nuove combinazioni di valore, ben distanti dalla massimizzazione del solo obiettivo economico.
Non tutto fila liscio. Inevitabile, in una situazione di stato nascente dove la materia è ancora molto fluida. Ma non è sui dettagli che si valuta un’opera come questa. Mai come ora a contare è la struttura, il framework all’interno del quale ognuno può collocare il proprio vissuto. Per far questo serve anche un buon gruppo di autori: eterogeneo per approccio disciplinare, ma pronto a misurarsi intorno a un tema definito nei suoi caratteri generali.
A proposito, ecco un tema di cui cui fare reloaded: i sistemi proprietari di reti produttive dove prevalgono componenti di coproduzione e una molteplicità di forme di consumo o, più in generale, di godimento dei beni. La portata delle trasformazioni è tale da richiedere sistemi capaci di governare l’allocazione di quote di potere che non possono più poggiare sul tradizionale gioco di ruoli tra chi produce, chi consuma e, a questo punto, chi governa. Su questo fronte non profit e impresa sociale hanno ormai una lunga esperienza nell’elaborare e diffondere sistemi di governance allargati a una pluratità di interlocutori. Non suona benissimo, ma un multistakeholdership reloaded potrebbe essere utile.
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