Non profit
La via inglese all’assistenza: una franchigia di 35mila sterline
Superata quella cifra di spesa privata, ci pensa lo Stato
di Redazione

Diventar vecchi non è un buon affare, dice la saggezza popolare. Ma quanto è giusto che una persona tiri fuori di tasca propria, attingendo ai propri risparmi, per contribuire a pagare il proprio “costo sociale”? Nel Regno Unito se lo sono chiesti. E hanno deciso che nessuno, nel corso della vita, dovrebbe spendere più di 35mila sterline (circa 39mila euro) per la propria assistenza. È questa la principale indicazione del Dilnot Report (www.dilnotcommission.dh.gov.uk), presentato lo scorso 4 luglio, ovvero le raccomandazioni di alcuni esperti in vista del piano inglese per la non autosufficienza, atteso per la primavera 2012. Un piano controverso (lungimirante per alcuni, di arretramento per altri) che costerebbe allo Stato 1,7 miliardi di sterline l’anno.
Il messaggio centrale della commissione guidata dall’economista Andrew Dilnot (nella foto) è che negli anni a venire, con il crescere del numero degli anziani e ? specificamente ? di anziani più poveri rispetto a quelli di oggi, i costi della non autosufficienza non potranno essere sostenuti solo dagli Stati né solo dalle famiglie. Per questo gli esperti hanno individuato una cifra “equa” per l’out of pocket: raggiunto il tetto delle 35mila sterline, ci pensa lo Stato. E chi entra nella vecchiaia con già un bisogno assistenziale, legato per esempio alla disabilità e insorto prima dei 40 anni, è immediatamente a carico dello Stato.
Dall’altra parte dell’Atlantico, invece, appena due settimane fa Obama è stato costretto a ritirare il Community Living Assistance Services and Supports (Class act), cioè il piano assicurativo per il long term care, giudicato «insostenibile a livello finanziario». E l’Italia? Nel 2010 Fazio e Sacconi hanno presentato il Rapporto sulla non autosufficienza, base del nostro futuro piano. Il nodo della compartecipazione alla spesa l’hanno “risolto” puntando sulle assicurazioni integrative.
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