Cooperazione internazionale
La vincitrice del World Press Photo: «Con le mie immagini racconto la vitalità delle donne afghane»
La fotografa Cinzia Canneri ha visitato il Sud dell’Afghanistan insieme all’organizzazione umanitaria Intersos. Dai suoi scatti è nata la mostra “Vite senza tempo” che oggi, mercoledì 28 maggio, verrà inaugurata a Roma, in piazza Testaccio. «Senza dimenticare o tralasciare la vulnerabilità delle donne afghane, non possiamo non mettere in luce anche la loro forza», racconta
di Anna Spena

Lo scorso gennaio la fotografa Cinzia Canneri, quest’anno vincitrice del World Press Photo, ha imbracciato la macchina fotografica ed è partita per una missione nelle regioni di Zabul e Uruzgan, nel Sud dell’Afghanistan. Non l’ha fatto da sola, ma insieme all’organizzazione umanitaria Intersos.
Secondo le stime delle Nazioni Unite, quest’anno 29,2 milioni di afghani hanno bisogno di aiuti umanitari, più di due terzi della popolazione. Tra questi, 17 milioni si trovano in condizioni di grave insicurezza alimentare, con 3,4 milioni a livelli di emergenza. Ulteriori difficoltà sono dovute al susseguirsi di terremoti, al rimpatrio forzato da parte del Pakistan di 1,7 milioni di afghani privi di documenti e alla chiusura di centri sanitari a causa dei tagli ai finanziamenti. In totale, 17,6 milioni di persone necessitano di assistenza sanitaria.
Canneri ha catturato la vita quotidiana delle donne nelle regioni che ha visitato. Una vita trascorsa in case di terra e fango, tra montagne completamente isolate dal mondo quando nevica. Donne che non conoscono la loro età e non hanno percezione del futuro. Donne per le quali il tempo è scandito da giornate sempre uguali e che hanno come unico obiettivo la sopravvivenza dei figli.

Ne è nata una mostra, “Vite senza tempo”, realizzata con il sostegno dell’Unione Europea e con il patrocinio del Comune di Roma, che verrà inaugurata a Roma, in piazza Testaccio, oggi, mercoledì 28 maggio alle 17.30. Insieme alla fotografa Cinzia Canneri e ai rappresentanti di Intersos, sarà presente l’assessora alla Cultura del I Municipio, Giulia Silvia Ghia.
«Attraverso queste foto abbiamo l’occasione di parlare di una crisi umanitaria dimenticata, quella dell’Afghanistan, a cui siamo molto legati e per la quale ormai da più di vent’anni ci impegniamo con convinzione», spiega Andrea Dominici, direttore regionale di Intersos. «È significativa in particolare questa luce sulla vita delle donne afghane accesa in uno spazio pubblico, come quello di piazza Testaccio a Roma, dove ci auguriamo che in tanti possano fermarsi a riflettere su queste vite invisibili».
Canneri è partita da una domanda: «In Afghanistan che ruolo hanno le donne nella cura delle altre donne?», spiega. «E soprattutto, senza dimenticare o tralasciare la vulnerabilità, mettere in luce le risorse disponibili di queste donne».

Un viaggio in 12 scatti. Nell’immagine che è diventata la locandina della mostra (foto di apertur), le operatrici del centro medico di Shabazkahil, nel villaggio di Shinkay, provincia di Zabul, dopo ore di intense nevicate, approfittando dell’assenza di persone da assistere, si concedono un momento di svago. Si tratta di giovani donne infermiere, ostetriche, psicologhe che sognano di poter proseguire, prima o poi, i loro studi in ambito medico e di affermarsi lavorativamente. «Quanta vitalità, quanta forza», dice Canneri. «Siamo spesso abituati a vedere le donne afghane attraverso immagini dove la loro identità è nascosta, dove il loro stesso comportamento è soffocato e oscurato. Invece questo lavoro cerca di valorizzare anche la loro proattività».

«Durante le interviste, fatte da Chiara De Stefano di Intersos, dalle donne emergeva la loro capacità, forza, desiderio di azione». L’Afghanistan è un Paese dove non mancano le criticità e le fragilità. «Le donne non scompaiono. La loro presenza si avverte, arriva».
Credit foto Cinzia Canneri. Didascalia foto apertura: dopo ore di intense nevicate, approfittando dell’assenza di persone da assistere, le operatrici del centro medico di Shabazkahil si concedono un momento di svago. Si tratta di giovani donne – infermiere, ostetriche, psicologhe- che sognano di poter proseguire, prima o poi, i loro studi in ambito medico e di affermarsi lavorativamente.
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