Mondo

L’adozione? È la maternità più costosa

Una ricerca di Fondazione Labos dimostra la disparità di trattattamento con la genitorialità naturale. L’unica non discriminata dalla legislazione italiana

di Benedetta Verrini

In Italia essere genitori adottivi di un bambino straniero è una scelta onerosa. E discriminata rispetto a qualsiasi altra forma di genitorialità. è la sconcertante realtà messa in luce da uno studio comparato, realizzato dalla Fondazione Labos per AiBi (Associazione Amici dei Bambini), e presentato al convegno I bambini del limbo, che dal 29 al 31 agosto ha richiamato a Bellaria i maggiori esperti di adozione e tutela minorile.

Quanto sia costoso, sul piano economico e lavorativo, fare un?adozione internazionale lo dicono le leggi: gli esami diagnostici e il ricovero per la gravidanza biologica, per esempio, sono totalmente coperti dal Servizio Sanitario Nazionale (si va dai 52,16 euro di copertura per un ?falso travaglio? fino ai 3.473 euro di un parto cesareo), oltre che accompagnati da altre misure sociali indispensabili, come i permessi retribuiti e il congedo di maternità. Tutti i passi della procreazione medicalmente assistita, poi, sono gratuiti, e anche la copertura per l?interruzione di gravidanza disciplinata dalla legge 194 è completamente gratuita (e accompagnata dal riconoscimento dell?assenza per malattia sul posto di lavoro).

Per l?adozione internazionale, invece, la disparità di trattamento comincia dall?onerosità dei vari corsi e colloqui nella fase pre-adottiva (calmierati e regolamentati dalla Commissione Adozioni, ma pur sempre a pagamento), fino alle spese di traduzione dei documenti e alla permanenza nel Paese straniero (in cui il monte spese finale può arrivare fino a 15-20mila euro). E non è finita: prima del decreto d?idoneità non è possibile vedersi riconosciuti dei permessi lavorativi e il congedo di maternità richiesto per il viaggio all?estero è concesso, ma non è retribuito.

L?adozione internazionale, insomma, resta ancora oggi una cenerentola, «una scelta al di fuori del sistema di gratuità che il governo garantisce a ogni altra forma di genitorialità», commenta Marco Griffini presidente di AiBi, «Là dove la famiglia è costretta a pagare, vedendosi magari coperta da contributi ?una tantum? come quello recentemente disposto dal ministero Pari Opportunità per le sole adozioni realizzate nel 2004, allora dobbiamo parlare di una disparità di trattamento, di un ennesimo limbo. Abbiamo voluto lanciare questa ricerca perché possa rappresentare l?inizio di una sensibilizzazione dei parlamentari italiani con l?obiettivo di un allineamento dei diritti dell?adozione internazionale alla maternità biologica».

Il limbo, d?altra parte, è stato la ?chiave di lettura? di tutte le testimonianze della tre giorni di Bellaria. Per questo l?AiBi sottolinea la necessità di una grande sfida culturale, per i prossimi anni, che oltre a percorrere l?esperienza di nuove forme di tutela come l?adozione mite, già sperimentata da alcuni Tribunali minorili italiani, «dovrà portare ad abbattere tanti falsi miti», prosegue Griffini. «Come il mito che i figli debbano essere solo di chi li mette al mondo biologicamente, e non di chi invece li accoglie. O il mito della ?reversibilità? dell?abbandono: dobbiamo avere il coraggio di dire che in certe situazioni l?abbandono non è reversibile e il minore ha il diritto di vedersi rendere giustizia, potendo vivere pienamente da figlio in un?altra famiglia. E poi, ancora, per l?adozione internazionale, dobbiamo sconfiggere i pesanti miti etnici e religiosi».

E alle istituzioni, quest?anno rappresentate a Bellaria non da rappresentanti politici, ma dalla segreteria tecnica della Commissione Adozioni, Griffini ha lanciato un appello per «realizzare le pari opportunità dell?adozione internazionale».

Infanzia abbandonata
Numeri da paura

Quello dei minori in cerca di famiglia è un universo di vite congelate, di storie sospese, di attese senza fine. Si tratta di decine di migliaia di minori che in ogni parte del mondo vivono soli o in stato di abbandono, in un vero e proprio limbo.

Solo per fare qualche numero, si pensi ai 720mila minori della Russia, i 43mila del Marocco, i 105mila dell?Ucraina, i 14mila della piccola Moldavia. Senza scordare i 25mila dell?Italia ancora in istituto. Situazioni che, nella maggior parte dei casi testimoniano, con le loro storie, il «fallimento dell?affido quando si trasforma in una condizione sine die»ha accusato il presidente dell?AiBi Marco Griffini.

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