Appena mezzo secolo fa, una ferrovia che collegasse l’Afghanistan all’Iran da una parte e allo Xinjiang e alla Mongolia dall’altra, era pura fantasia. Le caratteristiche geografiche della zona, così come la mancanza di vere e proprie relazioni diplomatiche dirette tra gli afgani e le nazioni vicine, non facevano presagire cambiamenti. Ma proprio in questi mesi è iniziato il lento sgretolarsi dell’isolamento: l’Afghanistan, che rappresenta un importante sito strategico a livello internazionale, sta per essere immerso nelle reti ferroviarie ideate e finanziate dalla Cina, dalla Russia, dal Pakistan e dall’Iran. Il 20 agosto scorso l’inaugurazione della prima ferrovia afgana, il cui tragitto passa per Hairatan – a Nord – toccando il confine uzbeko fino a Mazar-i-Sharif: è solo l’inizio di un progetto di collegamento che coinvolge le potenze dell’area. L’Iran, tanto per fare un esempio, sta finanziando la costruzione di una linea che dal villaggio persiano di Khaf raggiungerebbe la città afghana di Herat, mentre i cinesi hanno appena progettato una linea che dal Tajikistan passi per l’Afghanistan, collegandolo direttamente al Pakistan.
Gli investimenti nell’area, in particolare quelli cinesi, permetteranno alla superpotenza di avere un altro accesso all’Iraq proprio via Afghanistan, diversificando così le moderne vie del petrolio e dell’energia. I treni di Kabul, insomma, sono profondamente intrecciati ai programmi di espansione economici e culturali della Russia, della Cina e dell’Iran, ma è indubbio che avranno un enorme impatto anche sull’economia e la politica afghana, diventando una delle fondamentali chiavi di lettura attraverso cui Europa e Stati Uniti dovranno leggere e capire le profonde rivoluzioni, le nuove alleanze e i nuovi assetti politici in atto in quella parte del mondo.
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