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L’approccio integrato di Welfare Italia: prossimità e servizi personalizzati

di Redazione

Dentro tutta la galassia Welfare Italia, il Centro Famiglia di San Pellegrino Terme, in Val Brembana, è quello che maggiormente ha puntato sul fornire servizi psicologici di prossimità. Il Centro Famiglia è nato nel 2002 proprio da questo proposito, e cioè per dare uno spazio di espressione a un disagio esistenziale indefinito e inascoltato da un territorio che aveva poco da offrire in quanto a servizi di prossimità. Si parte con tre psicologhe psicoterapeute, un’assistente sociale, una pediatra, un avvocato specializzato in diritto di famiglia, un geriatra, una psicomotricista. Nel 2009, l’incontro con Welfare Italia e nel 2010 l’apertura della nuova sede, che offre circa 1.300 prestazioni l’anno. Laura Moroni, psicologa-psicoterapeuta, ne è la coordinatrice.
Come si caratterizza il vostro servizio?
Per noi è essenziale mantenere quella dimensione di accoglienza da cui il Centro Famiglia è nato nel 2002, cioè essere un luogo dove le persone possano indirizzare la loro difficoltà a-specifica, il loro malessere, in una realtà dove la sanità ha puntato sui servizi specialistici. Questa fase delicata d’accoglienza, ascolto e orientamento è affidata a uno psicologo: chi si rivolge a noi, nel giro di dieci giorni ha un primo colloquio di ascolto gratuito, un momento di confronto fondamentale che permette di capire in che area si colloca il bisogno.
E poi, come si procede?
Poi si orientano le persone sul servizio pubblico specifico, oppure possono optare per la presa in carico da parte della nostra équipe specialistica. Anche in questo caso, però, non si tratta di fare entrare la persona dentro un pacchetto preconfezionato di interventi, ma di costruire un intervento che sia il più possibile su misura, specifico. Su misura del bisogno della persona, ma anche delle sue risorse, individuali e famigliari. Non c’è mai la delega in bianco a un professionista, ma lavoriamo sempre con una presa in carico multiprofessionale, con una integrazione degli approcci.
Chi si rivolge a voi?
La prevenzione è difficilissima, culturalmente non siamo ancora pronti a vedere lo psicologo come una figura a bassa soglia. Per questo le situazioni arrivano da noi quando sono già non calde, ma roventi. Lavoriamo molto sull’età evolutiva, con un disagio letto dalla scuola, e poi spesso mentre si parla dei figli emergono altri problemi: soprattutto nei casi di separazioni conflittuali e di depressione per la fascia di 40/50enni cassaintegrati o che hanno perso il lavoro, o dei nuovi poveri, i padri separati…
La crisi ha cambiato la domanda?
Sì, vediamo moltissimi casi di depressione e attacchi di panico pesanti. E sempre più spesso dobbiamo inventarci modi ? per esempio con il microcredito o la ratealizzazione ? per rendere sostenibile il pagamento della presa in carico specialistica, con famiglie in situazioni caldissime che però ci dicono «non abbiamo i soldi».