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L’arte da mangiare

di Redazione

Qualche tempo fa mi fu richiesto da God Art, il museo-laboratorio di arte contemporanea curata da Enzo De Leonibus, di elaborare un progetto sul cibo da realizzare con una classe di bambini di seconda elementare di Sant’Angelo. Mi venne in mente l’Arcimboldo, pittore milanese, e precisamente un episodio della sua vita che mi aveva particolarmente colpito. Questi, mentre passeggiava per un mercato di Praga, vide alcune miniature turche, indiane e persiane e le acquistò. Da queste, si dice, trasse ispirazione per la sua particolarissima pittura: ritratti eseguiti con le forme di oggetti, frutta, fiori e cosi via.
Per stuzzicare la loro fantasia, invitai i bambini a portare da casa fiori, frutta ed altri oggetti quotidiani e con questi realizzammo un omaggio all’Arcimboldo: una scultura tridimensionale. Per i ragazzi vedere nascere un viso da questi oggetti fu stupefacente, ma la cosa che più li divertì fu costruire il “cammello fantastico”, tratto da una miniatura persiana. Un animale di circa due metri realizzato su una tavola messa a terra alla maniera orientale. Disegnammo la sagoma del cammello con olive nere e verdi; le zampe erano composte da patate piccanti; l’occhio era un pomodoro; la gobba era fatta da riso basmato e coronata da ceci; per il corpo del cammello usammo hummus (salsa libanese a base di ceci e salsa di sesamo); baba-ganush (letteralmente papà viziato – salsa di sesamo e purè di melanzane) per il collo e la coda, mentre per le ginocchia e l’estremità usammo branzini cotti al forno. La fase finale del progetto consisteva nel mangiare il “cammello fantastico”, e dimostrare quindi che l’arte si può comprendere e apprezzare con tutti i cinque sensi. Alì Hassoun

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